L’Italia ha tagliato le emissioni di gas serra del 20% di Edo Ronchi

Per i Lunedì d’Autore L’Italia ha tagliato le emissioni di gas serra del 20% di Edo Ronchi, Presidente Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

Terminato nel 2012 il periodo di verifica del Protocollo di Kyoto, mentre sono cresciute insieme alle emissioni mondiali di gas serra le preoccupazioni per la crisi climatica, in attesa che diventi operativo un nuovo accordo internazionale per il clima, possiamo dare una notizia positiva: l’Italia ha ridotto le proprie emissioni ben oltre il proprio impegno di riduzione del 6,5% di gas serra previsto da Kyoto.
Secondo le stime della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, nel 2014 le emissioni di gas serra in Italia, infatti, sono state pari a circa 410 milioni di tonnellate di CO2eq.
Si conferma anche nel 2014, quindi, il trend positivo degli ultimi anni: 25-30 Mt in meno rispetto al 2013 e ben 170 Mt rispetto al 2004, anno del picco nazionale di emissioni. A partire dal 2005, ben prima dell’entrata nella fase economica recessiva, le emissioni sono calate ogni anno, con l’unica eccezione del 2010 a causa del rimbalzo rispetto al culmine della crisi. Rispetto al 1990, anno base per il calcolo delle emissioni previsto dal Protocollo di Kyoto, la riduzione è stata pari a quasi 110 MtCO2eq: un taglio delle emissioni di gas serra di più del 20%.

Questo trend positivo di riduzione delle emissioni di gas di serra dipende solo in parte dalla crisi economica iniziata in Italia nel 2009.
La riduzione delle emissioni è iniziato nel 2006, 3 anni prima della crisi economica; il calo dell’intensità carbonica del PIL è molto più accentuato del calo del Pil stesso: nel 2014 per ogni euro di ricchezza prodotta a livello nazionale sono stati emessi circa 300 gCO2eq a fronte dei 400 gCO2eq per ogni euro di Pil del 2005.
Alla base del successo della riduzione di gas di serra in Italia c’è l’affermazione di due pilastri della green economy: l’efficienza energetica e le fonti energetiche rinnovabili. L’intensità energetica del Pil in Italia dal 1990 al 2014 è stata ridotta di circa il 15%. Secondo i dati del GSE, nel 2013 le fonti rinnovabili in Italia hanno soddisfatto il 5% del consumo finale lordo dei trasporti, il 18% di calore e oltre il 31% di elettricità: complessivamente coprendo con fonti rinnovabili il 16,7% dei consumi finali lordi di energia del Paese, anticipando di sette anni il target europeo del 17% fissato per il 2020.
Non solo, l’Italia è uno dei paesi europei che ha mostrato la crescita più veloce delle rinnovabili fino al 2013: era, infatti, al 5,6% nel 2004 ed ha triplicato la quota di rinnovabili in meno di 10 anni.
Tutto bene dunque? Purtroppo no, perché il troppo drastico taglio degli incentivi e le complicazioni
burocratiche, recentemente introdotti, stanno frenando la crescita del settore.
Puntiamo su un ripensamento che, senza pesare ulteriormente sulle bollette, consenta una ulteriore e consistente crescita delle rinnovabili: indispensabile per mitigare la crisi climatica e utile per ridurre la dipendenza energetica e i costi delle importazioni di petrolio, carbone e gas.