Campo di girasoli

Locanda dei Girasoli, il Comune di Roma accende una nuova speranza

Non c’è pace per la Locanda dei Girasoli fra pandemia e locali assegnati impossibili da ristrutturare. La cooperativa sociale “I Girasoli” da anni sostiene persone con sindrome di Down e quale simbolo poteva meglio rappresentare la gioia nei confronti della vita e la solarità di questo progetto se non il girasole? Un fiore che ben identifica la forza e l’orgoglio dei ragazzi che ogni giorno insieme ai genitori hanno dimostrato in sala e in cucina professionalità, serietà, simpatia con un menu che strizzava l’occhio alla tradizione romana ma che comprendeva anche ottime pizze.

Lo scorso 30 aprile hanno dovuto riconsegnare le chiavi di uno spazio suddiviso su due piani in via Taranto che era stato loro assegnato dall’Ater regionale, i costi altissimi per la ristrutturazione avrebbero pesato sulle spalle della cooperativa costretta ad alzare bandiera bianca. Martedì 7 maggio è previsto un incontro tra amministratori capitolini e i gestori della Locanda dei Girasoli per capire come dare finalmente stabilità ad un progetto così importante. Continua nel frattempo l’attività di catering.

La locanda dei Girasoli, una storia infinita

Il nuovo locale dovrà avere caratteristiche precise per poter essere trasformato in un ristorante e dovrà essere ubicato in un quartiere facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e con facilità di parcheggio. Sarà inoltre necessario trovare finanziamenti per un’eventuale ristrutturazione e definire un business plan che risponda alle esigenze del mercato e sia luogo di inclusione e lavoro per i ragazzi. L’As Roma si è dimostrata vicina ai ragazzi della Locanda e si dichiara nuovamente disponibile.

Come Eco in città abbiamo sempre sostenuto il progetto pubblicando articoli sulla loro vicenda e mangiando da loro in un locale dove le serata trascorrevano in estrema allegria, in compagnia di persone che attraverso il lavoro ricevevano dignità e dispensavano in cambio buon cibo, sorrisi a profusione e sincerità senza pari. Chi nasce con la sindrome di down è privo di sovrastrutture e può essere d’esempio in una società ormai sempre più degradata, materiale e finta.