Materie prime critiche convegno Iren

Materie prime critiche: il motore nascosto dell’industria italiana, lo studio Iren

Uno studio commissionato dal Gruppo Iren e realizzato da TEHA Group ha rivelato che un investimento di 1,2 miliardi di euro potrebbe rendere l’Italia meno vulnerabile alle fluttuazioni dei mercati internazionali delle materie prime critiche, garantendo una maggiore autonomia produttiva e generando un impatto economico positivo a lungo termine.

Le materie prime critiche sono elementi essenziali per la crescita industriale e tecnologica ma sempre più difficili da reperire. L’Europa, in particolare, mostra una forte dipendenza dalle importazioni, con la Cina che detiene una posizione dominante nella produzione di queste materie prime. Il divario di investimenti tra i due blocchi è considerevole e in costante aumento, con l’Europa che stenta a colmare il gap. Nel 2023, gli investimenti europei nel settore ammontano a 2,7 miliardi di euro, a fronte dei 14,7 miliardi della Cina.

Dallo sviluppo delle materie prime critiche dipende il 32% del PIL italiano, oltre la competitività industriale e la sicurezza strategica nazionale – ha dichiarato Luca Dal Fabbro, Presidente di Iren – La strada più efficace da seguire è quella dello sviluppo dell’economia circolare, attraverso l’incremento dei volumi di RAEE raccolti, incentivare l’utilizzo delle materie prime seconde nelle produzioni industriali attraverso la definizione di criteri end-of-waste e di schemi incentivanti per l’utilizzo di materiali riciclati. Iren è in prima linea per l’affermazione di un nuovo paradigma di sostenibilità e indipendenza che può disegnare per l’Italia un ruolo di nuova e rafforzata competitività.

 

Nei prossimi anni, lo sviluppo di filiere domestiche per la transizione energetica aumenterà il fabbisogno italiano di materie prime grezze del 320%, evidenziando la necessità per l’Italia di valorizzare fin da subito il potenziale contributo dell’Economia Circolare – ha dichiarato Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti e TEHA Group – Con 1,2 miliardi di Euro di investimenti, l’Italia potrebbe infatti ridurre la dipendenza dall’estero per le CRM di quasi un terzo e valorizzare quasi 6 miliardi di Euro di materie prime seconde al 2040.

Materie prime critiche, le strategie operative

La roadmap per la crescita industriale italiana ha evidenziato il ruolo cruciale delle materie prime critiche. Queste ultime contribuiscono già oggi in modo sostanziale alla produzione nazionale, rappresentando il 32% del PIL, il dato più elevato a livello internazionale. Negli ultimi cinque anni, il loro impatto è cresciuto del 51%, sottolineando la loro centralità nell’economia italiana.

La valorizzazione dei RAEE, di cui l’Europa è il principale produttore pro capite, si rivela fondamentale per garantire la sostenibilità e lo sviluppo di questo settore strategico. Per incrementare e sostenere la competitività industriale del Paese in questo ambito vi sono quattro strategie operative:

  • l’esplorazione mineraria;
  • le partnership con i Paesi africani;
  • la raffinazione e trattamento;
  • il recupero delle materiali e utilizzo delle materie prime seconde nelle produzioni industriali.

La prima fa riferimento alla formulazione di un nuovo piano di esplorazione mineraria, che risponda a una visione integrata a livello nazionale e regionale e includa una strategia di consolidamento delle competenze minerarie e il rilascio dei titoli minerari.

Fondamentale sarà poi rafforzare le partnership internazionali e in particolare con i Paesi africani, identificando linee di finanziamento ad hoc del Fondo del Made in Italy e valorizzando i fondi a disposizione nel quadro del piano Mattei per promuovere partnership paritetiche che favoriscano lo sviluppo industriale dei Paesi africani nell’estrazione e lavorazione delle materie prime critiche.

La terza proposta riguarda l’individuazione delle aree strategiche di specializzazione per l’Italia nella fase di processing delle materie prime critiche, unita alla promozione di meccanismi di coordinamento a livello dell’UE per ridurre la frammentazione.

RAEE: un tesoro nascosto che l’Italia spreca

Lo studio Iren sottolinea l’importanza strategica dell’economia circolare e dell’urban mining per lo sviluppo economico del Paese. La scarsa raccolta e il mancato trattamento corretto del 70% dei RAEE, a causa della carenza di centri di raccolta e della limitata consapevolezza dei cittadini, rappresentano un’enorme perdita di potenziali risorse. Inoltre, la mancata valorizzazione delle materie prime seconde comporta una perdita economica annua di oltre 1,6 miliardi di euro per l’industria nazionale. L’aumento del 75% dell’export di materie prime seconde tra il 2018 e il 2022, a fronte di un aumento limitato delle importazioni, dimostra il potenziale di questo settore.

Per invertire la tendenza attuale, è fondamentale investire nella realizzazione di nuovi impianti per il recupero e il trattamento dei RAEE. Attualmente, il 90% delle componenti di questi rifiuti viene esportato, a causa dell’inadeguatezza degli impianti nazionali. In Italia, solo il 4,3% degli impianti di trattamento dei RAEE è accreditato, a fronte di una produzione elevata. Iren, con la sua piattaforma RigeneRare e il nuovo impianto in Valdarno, si pone all’avanguardia in questo percorso, dimostrando come sia possibile sviluppare un’industria nazionale del riciclo dei RAEE all’avanguardia.