Parte oggi la Meat free week e durerà fino a sabato 2 marzo sui canali social del WWF, azioni concrete per ridurre il nostro impatto ambientale e allo stesso tempo migliorare la nostra salute. In Europa più dell’80% della carne proviene da allevamenti intensivi, in Italia addirittura l’85% dei polli e oltre il 95% dei suini sono allevati intensivamente, e quasi tutte le vacche da latte non hanno accesso al pascolo libero.
In Europa abbiamo la maggiore resistenza agli antibiotici proprio a causa dell’eccessivo utilizzo di medicinali veterinari negli allevamenti, l’OMS l’ha recentemente definita “un’emergenza sanitaria globale”, confermato dalle statistiche che rivelano oltre 10mila decessi l’anno per questa ragione. Ecco perché la scorsa settimana, insieme a una coalizione di associazioni, il WWF ha presentato un testo di legge per rendere possibile una transizione ecologica del nostro comparto zootecnico che metta al centro le piccole aziende e tuteli ambiente, salute umana, benessere animale, lavoratrici e lavoratori del settore.
Due terzi dei mammiferi del Pianeta sono quelli che mangiamo- afferma Eva Alessi, responsabile Sostenibilità presso il WWF Italia- Un passaggio a diete a base vegetale sarebbe la vera chiave di volta per risolvere con un unico gesto i problemi ambientali e garantirci migliori condizioni di vita. Se si passasse a una dieta senza carne a livello globale si ridurrebbe del 76% l’uso del suolo legato all’alimentazione, del 49% le emissioni di gas serra legate all’alimentazione, del 49% l’eutrofizzazione (ossia l’eccesso di nutrienti, in particolare composti dell’azoto e del fosforo, nell’acqua e nel suolo) e del 35% l’uso di acqua blu e verde insieme. I benefici sarebbero inoltre anche sanitari: se la dieta vegetariana fosse adottata a livello mondiale entro il 2050, porterebbe a una riduzione della mortalità globale fino al 10%, evitando circa 7 milioni di morti all’anno, mentre il veganismo farebbe salire questa stima a 8 milioni. È studiato infatti che l’aspettativa di vita potrebbe aumentare fino a dieci anni in seguito al passaggio a diete più sane. Dunque, perché non provare!
Meat free week, allevamenti insostenibili
In 60 anni, secondo i dati del WWF, le persone sono passate da un consumo di carne di 25 kg a testa a oltre 80 kg all’anno. Tradotto in impatti sul clima, ogni italiano emette fino a 4,5 kg di CO2 solo con il consumo di carne e gli allevamenti intensivi sono diventati una delle principali cause dei cambiamenti climatici:
- responsabili del 16,5% delle emissioni globali di gas serra e del 60% delle emissioni dell’intero settore agroalimentare;
- fino al 10% dell’acqua dolce del Pianeta e fino al 30% delle terre non coperte dai ghiacci;
- il 60% delle foreste pluviali (in Amazzonia questa percentuale arriva al 70%) viene abbattuto per ottenere pascoli e per coltivare grandi quantità di vegetali (soprattutto soia e cereali) destinati all’alimentazione animale;
- rilasciano nell’ambiente il particolato atmosferico (principalmente ammoniaca proveniente dalle deiezioni degli animali) divenendo la seconda causa di inquinamento da polveri sottili (PM);
- costringono gli animali a vivere tutta la vita in spazi sovraffollati, con luce artificiale o al buio e nessuna possibilità di mettere in atto comportamenti naturali.
La dieta perfetta è la Mediteranea
La dieta ideale è la Mediterranea che genera solo 2,3 kg di CO2 pro capite, soddisfacendo tutti gli aspetti di sostenibilità e tutela della salute eppure oggi solo il 13% degli italiani segue questo tipo di alimentazione mentre la maggior parte, principalmente i giovani, ha incrementato notevolmente il consumo di proteine e grassi di origine animale a discapito dei prodotti a base vegetale (frutta, verdura, legumi, noci) assumendo così una quantità di proteine decisamente più elevata del reale fabbisogno giornaliero.