Natura

Nasce Nature Positive Network dedicato alle aziende e alle azioni sostenibili

Nasce Nature Positive Network dedicato alle imprese impegnate concretamente in azioni a favore della natura, su iniziativa della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Po (area con straordinari valori naturalistici e paesaggistici). Obiettivo contribuire alla diffusione in Italia di un’economia nature positive, capace di migliorare lo stato di conservazione degli ecosistemi e l’adattamento del nostro territorio ai cambiamenti climatici, creando le condizioni di un nuovo modello economico più resiliente e competitivo in grado di adattarsi alle necessità del nostro tempo.

Sono 44 i trilioni di dollari a rischio secondo il World Economic Forum a causa della perdita di biodiversità e del collasso degli ecosistemi; a repentaglio un valore economico immenso generato dai servizi ecosistemici essenziali per le nostre attività. La crisi ambientale rappresenta uno dei principali pericoli per le imprese nei prossimi 10 anni. Per affrontare questa sfida è in atto una mobilitazione globale che mira a trasformare il nostro sistema economico in uno che opera in armonia con la natura al fine di invertire la rotta entro il 2030, raggiungendo un bilancio positivo a favore del capitale naturale.

Il preoccupante peggioramento della crisi climatica e i rapidi tassi di riduzione del capitale naturale – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – possono essere affrontati con un approccio più efficace perché coordinato e integrato, in un’ottica nature positive. Il nuovo Regolamento europeo sul Ripristino della natura, appena approvato in via definitiva, prescrive l’obbligo di ripristinare un buono stato ecologico per gli ecosistemi degradati, con obiettivi fissati al 2030,2040 e 2050. Con obiettivi che coinvolgono gli ecosistemi agricoli, forestali, marini, con l’obbligo di ripristino della connettività naturale dei fiumi e delle funzioni naturali delle relative pianure alluvionali e con la previsione della messa a dimora di tre miliardi di nuovi alberi nell’Unione europea entro il 2030. Questo nuovo Regolamento e l’attuazione dei piani nazionali di ripristino richiedono un preciso monitoraggio delle situazioni di degrado degli ecosistemi e della biodiversità, un maggiore impegno nelle misure di ripristino che coinvolgeranno i nostri territori, diverse attività anche economiche, che richiederanno un ruolo più attivo anche delle nostre imprese.

Investire nella natura conviene

Non solo la tutela dell’ambiente è un dovere morale ma rappresenta anche un’opportunità economica concreta. Secondo il WEF, investire nel ripristino e nella protezione degli ecosistemi a livello globale potrebbe generare 395 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030 e creare un valore aziendale annuale di circa 10 trilioni di dollari. La transizione verso un’economia “nature-positive” non è solo un’opzione ma una necessità per garantire un futuro prospero alle imprese e all’umanità intera.

Chi si occupa di pianificazione, volta a migliorare lo stato ecologico delle acque e conseguentemente della biodiversità – dichiara Alessandro Bratti, Segretario Generale dell’Autorità distrettuale del Fiume Po – deve individuare le migliori misure possibili e noi cercheremo di farlo nel Piano Acque, adottando soluzioni praticabili che tengano conto sia della tutela dell’ambiente che del valore rilevante dell’impresa privata per poter così ridurre gli impatti e rendendoli sostenibili. Per questo accogliamo e favoriamo positivamente la partnership con queste imprese che hanno aderito al network. Iniziare dal Distretto del Po, significa prendere in considerazione il grande corridoio ecologico che unisce le Alpi agli Appennini e poi al mare, lungo il quale si distribuiscono 5 Riserve MAB Unesco, 420 aree protette locali, regionali e nazionali, 684 siti della rete Natura 2000. Ma che al contempo è anche una delle zone più densamente popolate d’Europa e in cui si concentrano alcune delle maggiori realtà produttive nazionali. Qui vengono generati oltre il 40 % del PIL nazionale e il 55 % della produzione idroelettrica, è presente più della metà dell’industria zootecnica nazionale e si realizza circa il 35 % della produzione agricola del nostro Paese. Un ambito in cui gli effetti negativi degli eventi estremi creano sempre più spesso ingenti danni alle persone e alle economie, inducendo a una riflessione sulla necessità di ripensare le strategie di gestione del territorio adattandole a condizioni generali profondamente mutate a causa dei cambiamenti climatici. E in questo scenario, le soluzioni basate sulla natura possono portare benefici multipli.

Le aziende che hanno aderito

Il Network organizza attività di sensibilizzazione e divulgazione, realizza ricerche, raccoglie e fa conoscere documentazione tecnica e casi di successo nazionali e internazionali, supporta le imprese nell’identificazione di azioni concrete di ripristino di sistemi naturali e di tutela della biodiversità, fa dialogare i privati e gli enti di gestione del territorio. Sul sito gli interventi che hanno già ricostituito habitat originari e migliorato l’idoneità del territorio per specie rare o con popolazioni in declino.

Già 21 le imprese aderenti e possono partecipare tutte le realtà imprenditoriali del territorio nazionale. Per entrare nel Network visitare il sito. Già presenti: 3Bee, A2A, Alce Nero, Carbonsink, Chiesi Farmaceutici, Davines Group, Ecomondo-IEG Group, Ferrovie dello Stato, Fondazione Caetani, Fondazione Capellino – Almo Nature, Fondazione Cariplo, greenApes, Gruppo Iren, Gruppo Saviola, Lombard Odier, Lush, Mutti, NATIVA, Novamont, Palm, Simbiosi.