All’Acquario Civico di Milano dal 6 dicembre la mostra Flumina con le Naturografie di Roberto Ghezzi che sulla tela disegnano la natura. L’esposizione è promossa dal Comune di Milano Cultura e dall’Acquario e Civica Stazione Idrobiologica, in collaborazione con Associazione Arsprima e Parco Adda Nord dove ha inserito le sue opere, in particolare nella palude di Brivio e nell’oasi Le Foppe Wwf.
Naturografia è un neologismo creato dall’autore delle tele per indicare opere “trascritte” (dal greco graphia – scrittura) dalla natura e realizzate in contesti paesaggistici differenti tra loro. Sono le colture di cianobatteri, alghe, protisti, licheni acquatici, rizoidi su cui interviene modificandone il corso della proliferazione che imprimono alla superfice dell’opera le loro curiose forme.
Naturografie, perché realizzare opere così particolari
In primis l’autore porta avanti un’attenta analisi del territorio e di tutti gli elementi presenti compresi la direzione dei venti e le correnti, anche per capire se il luogo è adatto tecnicamente all’ancoraggio delle tele che una volta installate daranno vita ad un’opera congiunta dove protagonista è la natura.
L’osservazione e i risultati, trascorso un certo periodo, permettono di capire lo stato di salute dell’ecosistema nel quale opera e il suo lavoro, in collaborazione con gli enti di ricerca locali, contribuisce alla raccolta di dati utili alla ricerca scientifica come la qualità delle acque e dei terreni. Ghezzi ha lavorato in Patagonia, nei parchi naturali della Macedonia, sulle coste tunisine, vicino i ghiacciai della Groenlandia e ora in Lombardia, prima regione italiana per estensione fluviale.
Chi è Roberto Ghezzi
Roberto Ghezzi nasce nel 1978 a Cortona (Ar). La sua formazione ha avvio all’interno dello studio di scultura di famiglia e si perfeziona all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Inizia ad esporre negli anni Novanta e i suoi esordi sono legati alla pittura.
Tutta la sua produzione e fondata sul forte interesse per il paesaggio naturale che, agli inizi, egli indaga sia non ritiene siano pronte all’estrazione e all’esposizione: è l’intuito a suggerirgli che qualcosa della magia e del mistero della natura si è trasfuso per contatto sulla tela. In ogni suo progetto, Ghezzi ribadisce inoltre l’esistenza di un forte legame tra arte visiva e scienza.