No al petrolio sulla nostra pelle

Anche per la cura del nostro corpo possiamo utilizzare cosmetici a basso impatto ambientale e in grado di tutelare la nostra salute. Quotidianamente ci cospargiamo di un’impressionante gamma di prodotti. Ma quanto ne sappiamo di loro? Quali sono gli ingredienti che li compongono? Saranno dannosi? Sono stati utilizzati animali per la loro sperimentazione?
Un prodotto naturale per il nostro benessere NON deve contenere: petrolati, oli minerali e lanoline che ostacolano l’assorbimento dei principi attivi, PEG (polimeri provenienti dalla lavorazione del petrolio) e conservanti (per limitare rischi di allergie), SLS e SLES (per una detergenza naturale), coloranti sintetici (lasciando a ciascun prodotto il colore dato dai suoi componenti), materie prime transgeniche per non alterare i ritmi della natura. Non deve essere testato clinicamente sugli animali o confezionato con inutili imballaggi.
Da marzo 2013 è in vigore il divieto di vendere o importare prodotti o ingredienti cosmetici testati sugli animali e diverranno obbligatorie etichette che garantiscono la sicurezza dei consumatori. Attenzione perché occorrerà tempo per smaltire le scorte di magazzino e sarà sempre bene controllare la lista degli ingredienti per verificare l’assenza di derivati animali (INCI–International Nomenclature of Cosmetic Ingredients).
Fino ad oggi, in Italia, l’unico disciplinare riconosciuto a livello internazionale, in grado di indicare ai consumatori le aziende produttrici di cosmetici che hanno deciso di non contribuire alla sperimentazione animale, è stato lo Standard Internazionale “Non Testato su Animali”, promosso dalla LAV e da Vivo – Comitato per un consumo consapevole (la dicitura “non testato su animali” rintracciabile su alcune marche è priva di valore, riferendosi solo al fatto che di non testato c’è solo il prodotto finito).
Purtroppo la nuova legge non vieta i test sugli animali per i detersivi, gli additivi alimentari e le vernici, bisognerà quindi ancora far riferimento alle aziende che hanno aderito allo Standard Internazionale (solo per i detersivi).
Quando poi gli ingredienti derivano da sfruttamento e uccisione di animali non possono, comunque, essere considerati cruelty–free: parliamo di grassi, oli e gelatine animali, acido stearico, glicerina, collagene, placenta, ambra grigia, muschio di origine animale, zibetto, castoreo, latte, panna, siero di latte, uova, lanolina, cocciniglia (E120, CI 75470), miele, cera d’api, propoli e pappa reale.
In conclusione: nessun rossetto o shampoo testato su un topo ci ha mai garantito che sarà poi innocuo anche sulla nostra pelle, visto che tra noi e un roditore c’è qualche piccola differenza! E allora lasciamo in pace gli animali.
Le principali aziende che hanno dimostrato di rispettare i criteri dello Standard LAV e hanno superato il controllo effettuato da ICEA e quelle inserite nella lista Vivo sono:

Alkemilla, Allegro Natura, Argital, Bakel, Biofficina, Bottega verde, CIBE (Vivo), Coop, Derbe, Dr.Taffi, Evan Cinzia Zucchi, Flora, Helan, I Serafini (Vivo), L’Erbolario, Liquid Flora, Logona (Vivo), LUSH (Vivo), Originitalia, Pedrini Cosmetici, Lepo Line (Vivo), Pierpaoli, SAN.ECO.VIT: Ecoland, Bjobj, Ecor, Ecotan, Sante (Vivo), Saponificio Gianasso: I Provenzali, The Body Shop, UniquePels, Verde sativa, Zoe Cosmetics

Esistono poi alcune ottime marche non inserite negli standard Lav ma che comunque affermano di non aver mai testato i loro prodotti sulle cavie: Cosm–etica, Dr. Hauschka, Green Energy Organics, Iomiamo, L’Amande Eco Bio, Lavera, L’Occitane, Natures, OMIA, Weleda (oltre a tutte le altre vendute nelle bioprofumerie di cui parleremo nel dettaglio più avanti).

Un altro punto dolente della cosmesi sono le tinture per capelli. Le mode cambiano, le donne amano seguirle anche in fatto di colorazioni e di modalità: ecco lo shatush, il ruffle, il degradé, il balayage, lo splashligh, l’hair chalk. La maggior parte delle signore ha dichiarato guerra ai bianchi e a quel punto la tintura diventa un appuntamento mensile.
Cosa contengono i prodotti che rendono la nostra chioma un arcobaleno di nuance? La p–fenilenidamina, la p–toluendiamina, il resorcinolo, l’ammoniaca o l’etanolammina e molte altre sostanze dannose e allergizzanti.
Soluzioni per evitare di danneggiare la capigliatura, specialmente se già sofferente, è in primis l’henné naturale e se non si ha voglia di prepararlo in casa, alcune delle marche più sicure con colorazioni già predisposte sono: Sante, Logona, Sanotint, Naturerbe.
Dunque al prossimi acquisto leggiamo l’INCI e non permettiamo a nessuno azienda di ampliare il fatturato sulla nostra pelle.

di Marzia Fiordaliso