La tappa ecodesign di questo mese fa sosta nel Lazio, in particolare a Bracciano dove risiede la startup Vérabuccia®. Nasce come un’esemplare serendipity la cui protagonista è Francesca Nori, reduce da un recentissimo Tedx a Barletta la quale nel 2017 mentre preparava la tesi conclusiva dei suoi studi presso l’Accademia Costume e Moda di Roma, effettua degli esperimenti e alcuni materiali, tra cui scorze di frutta come l’ananas, vanno a fuoco. Letteralmente bruciate.
Dopo la preoccupazione iniziale, tutto ciò le permette di scoprire che probabilmente vale la pena proseguire con quei test perché l’output finale appare davvero interessante. A fine 2017, Francesca Nori convalida l’idea, che via via prende piede, con un’azienda chimica del settore, e si unisce a lei, in quest’avventura, Fabrizio Moiani.
Nasce così Vérabuccia®, con l’intento di lavorare nel tempo non solo con le bucce di ananas, per generare dei semilavorati.
Dall’ananas nascono tessuti 100% bio-based
L’idea ispiratrice e coerente con l’economia circolare è usare scarti agroalimentari che come sottoprodotti, altrimenti destinati a riciclo organico o altro, vengono processati grazie alla chimica organica e diventano semilavorati tradotti in pannelli di tessuto.
Da una tonnellata di bucce di ananas si ricava 30 mq di tessuto, AnanasseTM, 100% bio-based. Stiamo parlando di una “pelle” interamente vegetale promettente per due ragioni, aldilà della sua piacevolezza estetica e tattile.
La prima: i dati sulla crescita di fibre di origine fossile ci dicono che esse costituiscono il 67% del totale prodotto e poiché le riciclate sfiorano l’8%, puntare sulle vegetali-naturali resta un MUST. Ma i cambiamenti climatici su queste produzioni hanno conseguenze tutt’altro che trascurabili per cui puntare su sorgenti alternative (quali anche le fibre a base cellulosica) sarà sempre più strategico.
La seconda ragione riguarda il volume degli scarti di un ananas (l’Italia ne importa 130.000 tonnellate ogni anno) la cui componente edibile è il 30% e la cui buccia è il 36%. In futuro con i cambiamenti climatici è molto probabile che anche il nostro paese diventi produttore (oramai lo siamo di avocado, mango e altri frutti tropicali) e quindi questo scarto delle industrie di trasformazione della frutta può in tal modo pian piano trovare un impiego, anche se la strada è ancora lunga.
Ed è stata comunque finora già lunga perché, a causa della pandemia che ha rallentato tutto, il primo prodotto mostrato è stato presentato nel marzo del 2022 in occasione di una mostra sul design made in Italy presso l’Istituto Italiano di Cultura a Tokyo, organizzata dall’Ambasciata d’Italia a Tokyo.
Le applicazioni di AnanasseTM
Le sue applicazioni sono per ora nella fahion industry ma nulla è precluso. La creatività di Francesca e Fabrizio produrranno sicuramente sorprese: magari nell’automotive che per gli interni sta guardando con sempre più attenzione i materiali naturali, oppure il settore dell’arredo e della componentistica edile.
Ad ora Vérabuccia® ha anche vinto menzioni e premi nell’ambito di fiere e rassegne non solo nazionali.
di Irene Ivoi – EcoDesigner