PACK SOSTENIBILI, LE PROPOSTE DI COMIECO

Parlando di raccolta differenziata, due sono le filiere che portano i maggiori quantitativi: quella dell’organico e quella della carta. Una ricerca dell’Università Bocconi, presentata a Cosmofood Vicenza dal Club Carta e Cartoni di Comieco, ha analizzato queste due filiere nel dettaglio, dimostrando come l’introduzione di nuovi packaging a base cellulosica particolarmente innovativi (bio-imballaggi, o imballaggi naturali) possa limitare gli sprechi di risorse e i rifiuti destinati alla discarica, rendendo concreta quell’economia circolare che costituisce il futuro del nostro pianeta. Queste importanti innovazioni potrebbero contribuire a prolungare la shelf life dei prodotti e ridurre le presenze di materiali estranei nella raccolta differenziata della carta e dell’organico con significativi risparmi di costi di smaltimento (22 milioni di euro per la frazione carta e fino a 56 milioni di euro per l’organico). Attraverso il Club Carta e Cartoni Comieco si propone di trasmettere queste preziose informazioni a tutti gli attori strategici della filiera dell’imballaggio, con particolare riferimento a tutte le aziende che usano carta e cartone per confezionare e movimentare i loro prodotti, e che per oltre il 50% sono protagoniste del settore alimentare.

La ricerca condotta dal prof. Francesco Bertolini dell’Università Bocconi di Milano, e commissionata da Comieco e Novamont, evidenzia come l’uso di packaging bio-based possa portare, come felice effetto collaterale, anche ad una raccolta differenziata più efficiente e in linea con le nuove direttive europee.
L’utilizzo di imballaggi che possono essere conferiti insieme agli alimenti scaduti nella raccolta dell’umido consentirebbe, nei Paesi oggetto dello studio, di ottenere: l’invio a compostaggio di oltre 615mila tonnellate di pack compostabile (che salgono fino a circa 877mila tonnellate, considerando anche lo scarto della GDO); un aumento nell’uso di carta pari a circa 588mila tonnellate; un aumento del mercato delle bioplastiche pari a oltre 121mila tonnellate.
In parallelo sarebbe possibile migliorare ulteriormente i tassi di riciclo e recupero degli imballaggi in carta e cartone, che ad oggi sono attestati rispettivamente all’80% e all’89%: nel 2015 sono stati immessi al consumo 4,6 milioni di tonnellate di imballaggi cellulosici, di cui circa 3,7 milioni vengono avviate a riciclo.

L’analisi ha infine analizzato alcune specifiche categorie merceologiche, come quelle dei prodotti biologici, vegetariani e vegani, particolarmente interessanti per lo sviluppo di pack “circolari” in quanto si rivolgono ad una clientela molto sensibile alle tematiche green. I dati evidenziano ad esempio in Italia un deciso incremento della vendita e del consumo di queste tipologie di prodotti (e quindi dei relativi imballaggi): ad esempio le bevande sostitutive del latte sono cresciute del 17% nel 2015, mentre si registrano incrementi a doppia cifra per formaggi di soia (+24%), e zuppe di verdura pronte (+38%). Questi trend si riscontrano anche nel resto d’Europa e nei due Paesi presi a riferimento per l’analisi, Francia e Uk: nel Regno Unito la spesa per i prodotti etici (biologici, vegetariani, del commercio equo-solidale) ha raggiunto gli 8,4 miliardi di sterline nel 2013 (l’8,5% della spesa alimentare domestica). In Francia la spesa per i prodotti alimentari biologici confezionati ha raggiunto i 2 miliardi di dollari nel 2014.

*Nota metodologica: la sostituzione di alcune tipologie di packaging alimentare in plastica con soluzioni compostabili comporterebbe un beneficio in termini di miglior gestione del rifiuto alimentare sia all’interno della grande distribuzione che in ambiente domestico. Per i casi in cui non sia al momento disponibile un’alternativa in bioplastica o carta+ bioplastica o carta per questo tipo di applicazioni si è proceduto in maniera teorica al fine di identificare i potenziali benefici della sostituzione nel momento in cui l’applicazione risulterà tecnicamente disponibile. Il beneficio economico è calcolato solo in relazione a una corretta gestione dello spreco (differenziale dei costi di conferimento pari a -27 euro/t in favore del rifiuto compostabile). In relazione allo spreco alimentare della GDO il rifiuto alimentare è risultato stimabile come compreso tra 1,32 e il 4,4 % del totale in volume (fonte Unes/Sma riferito alla carne fresca). Per l’analisi dei prodotti GDO si considera un dato medio di scarto pari al 2,86%. Tale dato risulta in linea con recenti studi che evidenziano un 2,5% di food losses nella distribuzione (Fonte Public waste agency of Flanders 2015, Food loss and packaging).