Esplorando i Paesaggi Umani si fa parlare la città, camminandola, con passo leggero (pensando ad Alexander Langer e Sergio Atzeni), entrando dentro le storie e uscendo nel web. La si attraversa con i walkabout che Urban Experience rilancia via radio (con le conversazioni radionomadi, “streammate” via web radio) espandendo le esplorazioni partecipate che lasciano poi tracce georeferenziate su una mappa parlante, in cui ascoltare le voci disseminate nei territori solcati.
Ciò accade sia sulla web-radio sia sull’app Loquis con cui Urban Experience opera. Cliccando sui punti attivi del geoblog si ascolteranno così i Paesaggi Umani (espressi dai podcast georeferenziati) delineati sia dall’evocazione delle storie di protagonisti emblematici sia dagli spettatori-cittadini attivi che esplorando luoghi significativi esplorano se stessi, interpretando le loro domande di resilienza urbana.
Paesaggi Umani: cosa accadrà nella terza edizione
È ciò che accadrà dal 21 al 27 novembre 2022 con la terza edizione di Paesaggi Umani. Reinventare lo sguardo sulla città, ascoltandone le storie.
Si distilleranno storie tratte dalle geografie romane, come quelle di Ernesto Nathan e i garibaldini dell’alfabeto; Paolo Ramundo, dall’Asino che vola di Tordinona all’agricoltura sociale che incluse gli internati del Manicomio Santa Maria della Pietà, quando nel 1978 grazie alla Legge Basaglia fu chiuso; Lucrezia Romana e il suo stupro che fece insorgere i Romani proclamando la Repubblica; Sisto V, er Papa Tosto, che rifondò Roma dopo il Sacco dei Lanzichenecchi; Raffaele Fabretti, il fondatore dell’Arcadia e difensore delle epigrafi antiche; Cristina di Svezia, la “Regina” di Roma che portò in dote la “Atene del Nord”; Don Sardelli, il maestro dell’Acquedotto che contribuì alla redenzione di un territorio allora abisso di povertà.
Un’azione teatrale che vede protagonista la Metro C
Paesaggi Umani presenterà uno straordinario progetto teatrale in format di performing media: Underground di Cuocolo-Bosetti. Un’esperienza ecologica che attraversa ciò che ci è prossimo, come case, strade, edifici pubblici e privati, la metropolitana stessa. Lo spirito è quello di ristabilire una comunicazione sottile con lo spettatore, spiazzandolo e accendendo la sua immaginazione, sollecitandola proprio sulla soglia con la quotidianità.
Il gioco drammaturgico immersivo, via radio, astrarrà lo spettatore dall’abitudine, mettendolo in gioco, creando le condizioni abilitanti perché possa generarsi uno sguardo differente sull’ordinarietà delle cose. Partire da se stessi è qualcosa che si fonda nell’atto di ricordare, come gli ultimi passi che si sono fatti quando si è perso qualcosa…o qualcuno. L’azione teatrale utilizzerà la Metro C come mezzo di attraversamento non solo dello spazio fisico metropolitano ma anche quello immateriale della memoria urbana, a partire da quella personale che vi è inscritta, proprio come in un “paesaggio umano”.
di Carlo Infante, Urban Experience