SMART COMMUNITY: Paesaggi Umani. Distillare storie esplorando geografie, di Carlo Infante, Urban Experience

È un gesto politico-poetico di urbanismo tattico esplorare i paesaggi umani di qualsiasi periferia, comprese quelle che si trovano tra le pieghe delle aree interne e di centri che hanno perso la memoria. Ecco un focus tematico cruciale per chi è interessato all’idea di smart community e di cui tratteremo domenica 14 marzo in un talk su Paesaggi Umani. Distillare storie esplorando geografie per il Museo delle Periferie al Teatro di Tor Bella Monaca.
L’obiettivo è far parlare la città, camminandola e rilanciandola via radio (locale, con sistemi whisper-radio e al contempo globale con lo streaming via web radio) con i walkabout che lasciano tracce georeferenziate su una mappa parlante, in cui ascoltare le voci dei territori coinvolti in esplorazioni in cui si accende sguardo partecipato. È un metodo che rivela il suo etimo (methodos: riflettere camminando) permettendo di tradurre azioni senzienti e psicogeografiche in scrittura esperienziale sul geoblog, per trarre e distillare storie dagli indizi raccolti nelle geografie urbane. Frammenti di storie senza struttura narrativa ma evocativi e performanti, capaci di riaccendere l’attenzione sul genius loci perduto.

Si tratta di un performing media storytelling che ripristina il senso naturale delle cose e insieme batte il tempo di una evoluzione antropologica che gioca con le nuove sensibilità digitali per attuare un’innovazione adattiva che faccia del web un nuovo spazio pubblico e si misuri con la creatività sociale diffusa. Una tensione desiderante tesa a rivelare l’autenticità di un concetto strategico come quello della resilienza urbana.
Il paesaggio è la risultante di un luogo, non è solo un’impronta geologica ma un’autobiografia composta da echi di storie disseminate nelle geografie di una città. E a proposito di Roma ciò acquista un valore ancora più singolare: è un mondo in cui sono stratificate impronte di Storia millenaria che ci insegna su come affrontare il declino, trasformandolo in rigenerazione, da sempre. Un paesaggio è come il volto di un territorio, una forma segnata dalla vita che scorre lasciando segni che incidono nelle coscienze, scorrendo come un torrente carsico, dentro. E’ questo lo spirito con cui Urban Experience esplora i territori, rilevando le tracce di chi li ha vissuti e attraversati, con sguardo psicogeografico e pensiero laterale, per rivelare il senso di quei luoghi interpretandone la trama. In una ricomposizione di tracce che delineano Paesaggi Umani fatti di antropizzazione, storie inscritte nelle geografie, riscatto sociale, politiche e poetiche.

Una prima traccia progettuale su Paesaggi Umani è stata avviata nel 2009 nelle Marche picene, promossa da Comunanze.net, un social networking territoriale nato prima dell’impatto di Facebook (utilizzando la piattaforma partecipativa Ning) sulla scia dell’insegnamento di Performing Media all’Accademia di Belle Arti di Macerata dai primi anni del 2000. Quel termine arrivò la Licia Canicola che seguì da vicino Joyce Lussu, scrittrice e partigiana (medaglia d’argento al valor militare), curatrice e traduttrice dell’opera di Nâzım Hikmet, tra cui la raccolta di scritti dal titolo “Paesaggi Umani”, pubblicata da Lerici nel 1966. Hikmet, poeta turco, influenzato dal sufismo (il nonno era un derviscio Mevlevi), rivoluzionario, amico di Majakovskij, concepì quell’opera negli anni del carcere, dal 1938 al 1950. Si dice che gli negarono la possibilità di scrivere e trovò il modo di far imparare i versi a memoria ai suoi compagni di cella, perché potessero trascriverli quando fossero stati messi in libertà. Un suo verso mi risuona spesso nella testa: “Sono per la chiarezza senza ombre del sole allo zenit, che non nasconde nulla del bene e del male.”

Il concetto di Paesaggi Umani è riemerso come una vena carsica d’ispirazione, declinata in una serie di azioni a Roma dal 2018, ed è ora convogliata in un progetto triennale per Contemporaneamente di Roma Capitale.
Dal 7 al 14 marzo 2021 si svolge, itinerante per la città e in streaming web-radio, Paesaggi Umani. Esplorare la città, raccogliendo storie nelle geografie urbane per una mappa parlante.
Esplorando i Paesaggi Umani si farà parlare la città, camminandola, con passo leggero e distanziato, entrando dentro le storie e uscendo nel web.
Storie come quelle che riguardano Sisto V “er papa tosto”, in vista del Cinquecentenario della nascita del Papa che rifondò Roma dopo il Sacco dei Lanzichenecchi; quelle delle Cave di sampietrino intorno all’Appia Antica dove l’archeologia industriale s’incontra con l’archeologia antica contrassegnata dalla Regina Viarum, in un ecosistema che rimanda all’Arcadia; quelle del nido d’amore di Roberto Rossellini e Ingrid Bergman; quelle degli Uccelli, l’ala creativa del Movimento del 1968, ripercorrendo quell’avventura politica coniugata con una poetica che generò il concetto di “riprendiamoci la città” e sulla storia di uno di quegli Uccelli, Paolo Ramundo, che avviò una delle prime esperienze di agricoltura multifunzionale a Casal del Marmo; quelle di un assessore come Renato Nicolini che inventando l’Estate Romana, emancipò la città dagli “anni di piombo” facendola riprendere ai cittadini; quelle di Don Sardelli, il maestro del campo barbarico che negli anni Sessanta, sulla scia di Don Milani, contribuì al riscatto sociale di Tor Fiscale; quelle di Cristina di Svezia, la “regina di Roma”: una delle donne più interessanti della Storia che nel Seicento portò a Roma la “Atene del Nord”, accolta come una Regina da una città che fece del Barocco un dispositivo culturale magnifico con feste che reinventarono gli scenari urbani (in un percorso condotto con l’autrice-attrice Gaia Riposati e la Nuvola interattiva); quelle misconosciute di Raffaele Fabretti, il “principe della Romana Antichità”, di fatto il primo sovrintendente alle archeologie dimenticate e cotte per farne calce, che a metà del Seicento avviò l’Accademia dell’Arcadia; quelle di Roxana Roman che ha contrastato la prepotenza dei Casamonica nel suo bar nella Romanina dove accadrà, mimetizzata, una performance di Consuelo Ciatti ispirata a Beckett; quelle di Maria Montessori, la scienziata dell’educazione, parlandone con i ragazzi del Viscontino nella scuola che frequentava da ragazza; quelle del Mercato di Testaccio mangereccio, assaggiando e parlando di Quinto Quarto (l’algoritmo del cibo paradossale) e food design; quelle della San Lorenzo artigiana seguendo le tracce degli artigiani che lavorano per l’arte contemporanea; quelle della Quadriennale esplorando i confini che si attestano Fuori dagli schemi; quelle del Tevere fluens, rilevando storie accadute sulle sue sponde, come quelle dell’eccidio delle donne in assalto ai forni del 1944.