Nel mio intervento al corso on line di formazione giornalistica Eco Media Academy del 27 settembre Green New Deal – Agroalimentare e filiere del biologico: prodotti naturali per la salute e cura delle persone ho parlato di quanto l’informazione ambientale possa avere un ruolo decisivo nel cambiamento e nella costruzione di un percorso più responsabile.
Gli organi di informazione hanno il compito di veicolare notizie elaborate da fonti attendibili (e il giornalista deve avere un’etica), aggiornare l’utente e permettergli di crearsi una coscienza e una capacità di critica mentre il ruolo dell’informazione ambientale può essere anche più importante perché può avere come mission, implicita o esplicita, quella di modificare i comportamenti degli individui e renderli più sostenibili.
Il sostantivo sostenibilità pare sia piuttosto abusato ultimamente, col rischio che si svuoti di significato e si banalizzi un concetto importante ma per comunicare abbiamo necessità di avvalerci di codici e useremo sostenibile, in questo articolo, per meglio comprenderci, al netto del fatto che secondo la Treccani sinonimo di sostenibile è tollerabile. Ecco il punto. Non è più tollerabile un modus vivendi così come lo abbiamo inteso fino ad oggi; abbiamo aggredito i nostri simili, gli animali e l’habitat e la pagheremo con gli interessi se non inseriamo subito la retromarcia. Non c’è tempo da perdere!
Informazione ambientale, le azioni devono essere partecipate e ben comunicate
Dall’annuale rapporto Eco-Media, che come Pentapolis presenteremo nel 2025, si evince che le notizie sui disastri ambientali risultano essere quelle che occupano quasi tutte le pagine delle agenzie e dei quotidiani online e cartacei ma anche la notizia di un dissesto idrogeologico o di un periodo di siccità estrema può indurre il lettore a rimboccarsi le maniche e modificare la quotidianità adottando comportamenti virtuosi e sostenibili. Ergo il ruolo di noi giornalisti green è specifico e determinante.
Poiché Nessuno uomo è un’isola, come scriveva il poeta John Donne, è gioco forza che le azioni devono essere congiunte, in primis deve esserci chiara e forte la volontà del Governo (e questo non sembra sia un buon momento) e delle aziende di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (e in questo caso invece sembra che sia in atto un reale cambiamento, pensiamo a quante società sono diventate benefit negli ultimi anni).
Nessun uomo è un’isola,
completo in se stesso;
Ogni uomo è un pezzo del continente,
una parte del tutto.
di John Donne
I dati Eurispes sull’alimentazione sostenibile degli italiani
Secondo il Rapporto Eurispes 2024, le abitudini alimentari degli italiani stanno evolvendo rapidamente. Oggi il 7,2% si dichiara vegetariano mentre il 2,3% ha scelto un’alimentazione vegana. Complessivamente il 9,5% della popolazione segue una dieta a base vegetale, in aumento rispetto al 6,6% del 2023.
Innegabile però che esista uno stigma nei confronti di chi segue regimi alimentari diversi dalla massa al punto che tanti sono onnivori di ritorno, ovvero persone che hanno provato ad essere vegane o vegetariane ma hanno trovato difficoltà. Si sono sentite sole e fragili, hanno avuto difficoltà se in famiglia si cucinavano carne e pesce, non hanno trovato semplice mangiare fuori casa.
Peccato perché l’86,4% dei vegetariani e vegani afferma di sentirsi fisicamente meglio, il 73,3% trova più facile mantenere il peso forma e il 66,5% apprezza la maggiore creatività in cucina. E peccato per il pianeta perché per produrre un kg di carne servono 15.000 litri d’acqua, un impatto pesante per le nostre risorse sempre più esigue.
Informazione ambientale: i dati sulla ristorazione e la vendita di prodotti alimentari
E’ fondamentale ormai che ristoratori, operatori della ristorazione e albergatori amplino la loro offerta con proposte vegetali, non solo per soddisfare un numero crescente di clienti ma anche per promuovere un’alimentazione più sana e meno impattante che metta al centro le verdure. Perché anche in un locale classico non possiamo scegliere una pasta integrale, o di grano antico, o di grano saraceno, o di farro? Solo rare pizzerie propongono farine alternative.
Eco in città.it, oltre ad essere un quotidiano che pubblica notizie sul rapporto tra contesto urbano e ambiente, è anche un osservatorio privilegiato sui consumi green. Sono 1400 infatti le recensioni disponibili molte delle quali relative alla ristorazione e alla vendita di prodotti alimentari.
Nonostante la nostra economia continui ad essere in un pericoloso stato di torpore e gli incentivi per i piccoli imprenditori in difficoltà siano del tutto insufficienti, le attività commerciali dedicate al bio e ai vegani resistono abbastanza soprattutto a Milano.
Una disfatta, invece, per le Botteghe del Commercio Equo e solidale, nella capitale ne restano solo 8 e nessuna nuova apertura né a Roma né a Milano. A titolo di curiosità porto questo dato: qualche anno fa il boom delle bioprofumerie (che rientrano comunque nell’agroalimentare perché spesso hanno principi attivi del tutto vegetali) quasi scomparse ora a Milano e in forte calo a Roma, probabilmente dovuto alle vendite online. Tenere aperta un’attività costa e allora perché non trasformarsi in e-commerce? Anche vero che molte aziende essendo piccole preferiscono il guadagno netto della vendita virtuale. Peccato perché il contatto con le esperte di cosmesi è sempre interessante.
I numeri di Milano nel 2019 e nel 2024
Erano 49 tra ristoranti, pizzerie e bar biologici e ora sono 55 di cui 11 i sociali che impiegano personale con abilità diverse o ex detenuti o madri in difficoltà. Erano 63 i ristoranti vegetariani, vegani e crudisti, oggi sono 61. Situazione stabile.
In diminuzione negozi, mercati, punti vendita aziendali, cascine e agriturismi bio e vegani che erano 107 e sono scesi a 82 (di cui 28 i NaturaSì). Delle 26 Botteghe equo e solidali ne sono rimaste 18 (quasi tutti delle cooperative Chico Mendes e Nazca).
I numeri di Roma nel 2019 e nel 2024
Tutti in diminuzione: 137 erano i ristoranti, pizzerie, gelaterie e bar biologici scese ora a 107 e di cui solo 5 i ristoranti sociali. I vegetariani e i vegani (ristoranti e negozi specializzati) erano 64 (di cui 9 pasticcerie), ora sono 59 (di cui 5 negozi 100% cruelty-free).
Erano 165 tra esercizi, mercati e punti vendita aziendali bio, ora sono 145 (33 i NaturaSì). Le Botteghe equo e solidali sono passate da 10 a 8 ma erano già diminuite molto nei due anni precedenti al 2019.