Le parole sono democratiche e libere, non sono privilegio di pochi, ma patrimonio di tutte/i: sono Beni Comuni; sono legate al pensiero primo, la realizzazione concreta del linguaggio della nostra specie, in un determinato contesto culturale, storico, sociale.
Nella relazione tra le parole e i fenomeni a cui le parole si riferiscono, significato, pensiero ed azioni giocano un ruolo fondamentale; tale ruolo è spiegato dalla funzione cognitiva del linguaggio: mediante le parole possiamo descrivere cose immaginate come se esistessero e delle cose che esistono, le parole ci permettono di apprenderne i nomi e le caratteristiche.
In ambito scientifico si solleva un problema filosofico (epistemologico) analogo a quello dell’uovo e della gallina: sono le parole a dare forma alle nostre concezioni della realtà, oppure è la relazione con le cose e le vicende del mondo a definire il significato che queste cose assumono? Cosa arriva per prima nel determinare la forma delle nostre cognizioni, le parole o le cose?
La lingua nella descrizione dei Beni Comuni
La lingua e le espressioni sono il costrutto di una società, è la conseguenza di un ambiente organizzato, di un modo di pensare. Creano la realtà e la descrivono. La questione è quindi se, attraverso di esse, ci interessa rappresentare la realtà nuova in divenire, o semplicemente continuare a riproporre una visione tradizionale che non è (più) reale.
Il linguaggio non è neutrale, non può essere libero da una visione concettuale, riflette una diversa visione del mondo. Il senso delle esperienze all’interno di una determinata cultura è trasmesso attraverso il suo linguaggio. Le narrazioni esprimono e sviluppano modelli di discorso stabiliti da valori, norme e prassi che sono patrimonio di una intera società. Se non si riesce a raggiungere un accordo nel dare un significato comune alle parole esse non costituiscono un linguaggio.
Il significato nasce dalle relazioni, dall’interdipendenza sociale, attraverso le continue interazioni. Il contesto sociale è il risultato dell’incontro tra l’ordine culturale e le situazioni determinate dalle pratiche sociali.
Il linguaggio, funziona come un apparato che adoperiamo per affrontare le situazioni e potremmo dire che ha una doppia anima/valenza: produttiva, che guida il risultato e dà struttura alla reatà; generativa, che presidia l’agire, il fare, portando lo sguardo al dopo, al costruire le premesse su cui si fonderà il futuro.
Costruire nuovi modelli sociali
C’è bisogno, pertanto, di costruire un nuovo senso di sé, un nuovo senso di appartenenza, un nuovo modo di approcciarsi alla convivenza sociale. Le Comunità dei Beni Comuni possono essere una risposta, un modo nuovo di intendere le relazioni, l’occasione per costruire il mondo in cui vogliamo vivere, per fare i primi passi dentro la costruzione di uno scenario sorprendentemente più armonico. Uno degli aspetti più critici dell’alfabetizzazione ad un nuovo contesto, secondo l’approccio di Freire, pedagogista brasiliano e teorico dell’educazione, è individuare le parole generatrici adeguate:
Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si educano a vicenda in un contesto real – Paulo Freire
[Articolo tratto dal ciclo di seminari “Prospettive Comuni” organizzati da OsPTI per Fondazione Communia]
di Cinzia Rossi, Pontificia Università Antonianum