Dal 22 al 28 maggio parte la Settimana Veg di Essere Animali, un evento a cui tutti possono partecipare seguendo le indicazioni disponibili in un ricettario guida scaricabile dal sito www.essereanimali.org. Chi partecipa ha la possibilità, per sentirsi meno solo, di scambiarsi opinioni ed esperienze, all’interno dell’evento Facebook e creare una vera community.
Lo scorso anno più di 10mila persone hanno scaricato il ricettario e un sondaggio realizzato su un campione di 600 partecipanti ha evidenziato come molti di questi seguissero solitamente un’alimentazione tradizionale. Iniziative come la Settimana Veg sono, quindi, uno strumento utile alle tante persone che, per un motivo o un altro, si stanno ponendo delle domande sull’impatto della propria alimentazione.
Ma perché provare almeno 1 giorno a settimana ad essere vegani? Perché dobbiamo avere il coraggio di superare abitudini alimentari stantie e liberarci da false credenze e pressioni sociali?
In primis perché non vogliamo la morte di esseri viventi, allevati, nella stragrande maggioranza dei casi, tra atroci sofferenze (mutilazioni, privazione dei cuccioli, mancanza di luce, aria e spazio per correre o brucare, somministrazione di farmaci inutili, impossibilità di costruire un nido, tosature selvagge).
Perché devono esistere animali da affezione (cani, gatti, pesci, conigli, furetti e via dicendo) e animali che possiamo tranquillamente mangiare senza il benché minimo senso di colpa? Il criceto è più intelligente di una mucca? Un pastore tedesco più di un maialino? Un siamese più di un camoscio? Si tratta di una discriminazione in base alla specie che comincia ad essere anacronistica.
Ma i motivi per cambiare alimentazione sono tanti. Pensiamo che molte delle produzioni cerealicole mondiali vengono usate nella preparazione dei mangimi per animali che forniscono carne per i Paesi occidentali, quando potrebbero coprire il fabbisogno alimentare di milioni di persone.
Uno stile di vita veg contribuisce, dunque, a promuovere una più equa distribuzione delle risorse combattendo la fame nel mondo. Inoltre, per coltivare i cereali destinati al bestiame si usano enormi quantità di concimi di sintesi e pesticidi che danneggiano l’ecositema e possono giungere fino all’uomo.
Va anche considerato che l’incremento della produzione di carne, porta ad un progressivo disboscamento delle foreste per la creazione di nuove zone destinate all’allevamento e al pascolo. E, come se non bastasse, un terzo della produzione energetica viene impiegata nell’industria zootecnica.
di Marzia Fiordaliso