I campionamenti eseguiti da Greenpeace Italia in Toscana rivelano la contaminazione da PFAS (composti poli e perfluoroalchilici pericolosi per la salute umana) in numerosi corsi d’acqua inquinati dagli scarichi di diversi distretti industriali.
Da uno studio del 2013 del CNR-IRSA e dai rilievi annuali di ARPAT era già emerso il problema causato dall’industria conciaria, tessile, florovivaistica e del cuoio ora, le analisi condotte da Greenpeace Italia, provano che anche il distretto cartario lucchese contribuisce all’inquinamento da PFAS.
Il quadro di contaminazione che emerge dalle nostre analisi è tutt’altro che rassicurante. Alcuni casi sono ben documentati da almeno dieci anni, ma la Regione Toscana non ha mai affrontato seriamente il problema: manca infatti un provvedimento sugli scarichi industriali – dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia La Regione deve individuare tutte le fonti inquinanti di PFAS e attivare le ASL per avviare al più presto indagini sulle acque potabili, soprattutto nelle aree in cui si registrano elevati livelli di contaminazione.
Dove si concentrano i PFAS
Nella quasi totalità dei casi i campionamenti sono avvenuti nei fiumi, a monte e a valle degli impianti di depurazione industriale: il consorzio Torrente Pescia e Aquapur (distretto carta), i depuratori del distretto conciario (depuratore Aquarno) e del cuoio (depuratore Cuoio-Depur, che scarica nel Rio Malucco), i fiumi Ombrone, Bisenzio e Fosso Calicino (distretto tessile) e il torrente Brana (distretto florovivaistico).
Le concentrazioni più elevate, riportate nel report, sono presenti nel Rio Malucco, nel Fosso Calicino, nel fiume Ombrone e nel Rio Frizzone a Porcari a valle del depuratore Aquapur. Nel fiume Ombrone la concentrazione a valle del distretto tessile è risultata circa 20 volte superiore rispetto a monte, mentre nel Rio Frizzone a valle del depuratore la presenza di PFAS era di circa 9 volte rispetto a monte.
Oltre a rilevare alcune delle singole molecole di PFAS più utilizzate, le analisi di laboratorio hanno permesso di effettuare anche una stima della presenza di tutti i PAFS – un gruppo di oltre diecimila molecole differenti – rilevando il totale del fluoro organico adsorbibile (AOF). L’applicazione di questa tecnica analitica ha evidenziato le contaminazioni più preoccupanti a valle di uno dei depuratori del distretto tessile a Prato, quello di Calice (4.800 nanogrammi/litro), seguito dal canale Usciana a valle del depuratore Aquarno (4.500 nanogrammi/litro) e nel Rio Frizzone a valle del depuratore Aquapur (3.900 nanogrammi/litro) a Porcari.
Dopo il Veneto, la Lombardia e il Piemonte, anche in Toscana sono emerse numerose criticità che confermano come l’inquinamento da PFAS sia un’emergenza nazionale fuori controllo. Per quanto tempo ancora il nostro governo continuerà a ignorare il problema condannando interi territori a subire gli effetti dell’inquinamento? Serve subito una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di queste pericolose molecole, non c’è più tempo da perdere – conclude Ungherese.