I PFAS sono presenti nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati da Greenpeace Italia nell’ambito dell’indagine indipendente “Acque Senza Veleni”. Lo scorso autunno sono stati raccolti i campioni in 235 città di tutte le Regioni arrivando alla composizione di una prima mappa della contaminazione da PFAS nelle acque bevute dagli italiani. Le molecole più diffuse sono risultate, nell’ordine:
- il cancerogeno PFOA (nel 47% dei campioni);
- il composto a catena ultracorta TFA (in 104 campioni, il 40% del totale, presente in maggiori quantità in tutti quei campioni);
- il possibile cancerogeno PFOS (in 58 campioni, il 22% del totale).
Per approfondire in particolare i dati sull’inquinamento da PFAS in Emilia Romagna e a Bologna, il gruppo locale di Greenpeace, in collaborazione con la prof.ssa Claudia Marcolungo e la giornalista Linda Maggiori, il prossimo 21 febbraio, alle 19:30, organizza l’evento La prima mappa della contaminazione da PFAS in Italia al Centro Sociale della Pace di via del Pratello 53.
Acqua potabile
I controlli sui PFAS nelle acque potabili sono pochi e limitati solo ad alcune aree geografiche e questo nonostante l’Italia abbia alcuni dei più gravi casi di contaminazione di tutta Europa e nonostante nel 2026 entrerà in vigore la direttiva europea 2020/2184 che impone dei limiti normativi.
I parametri di legge fissati a livello comunitario sono però ora superati dalle più recenti evidenze scientifiche (ad esempio quelle diffuse dall’EFSA) al punto che l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha dichiarato che i limiti in via di adozione rischiano di essere inadeguati a proteggere la salute umana. Per questo numerose nazioni europee (Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Spagna, Svezia e la regione belga delle Fiandre) e perfino gli USA hanno già adottato limiti più bassi.
È inaccettabile che, nonostante prove schiaccianti sui gravi danni alla salute causati dai PFAS, alcuni dei quali riconosciuti come cancerogeni, e la contaminazione diffusa delle acque potabili italiane, il nostro governo continui a ignorare questa emergenza, fallendo nel proteggere adeguatamente la salute pubblica e l’ambiente – afferma Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – Ancora oggi non esiste nel nostro Paese una legge che vieti l’uso e la produzione dei PFAS. Azzerare questa contaminazione è un imperativo non più rinviabile. Il governo Meloni deve rompere il silenzio su questa crisi: la popolazione ha diritto a bere acqua pulita, libera da veleni e contaminanti.