Plutonio protezione

Americio e rimembranze, di Walter Ganapini – Green Deal

L’evento che ha determinato la contaminazione da Plutonio di un lavoratore Nucleco è accaduto il 21 Novembre: Sogin, cui competeva l’obbligo di notifica ad Asl, Ispettorato del Lavoro e ISIN ai sensi dell’art 142 c.1 del DL 101 del 2020, lo ha notificato ufficialmente il 25 Novembre sera. Il comma 1 prevede che il datore di lavoro comunichi senza ritardo ed entro tre giorni dagli eventi  l’avvenuta verifica della contaminazione, conclamata dopo analisi di escreti e urina.
Noi siamo stati informati con una notifica di positività il 25 sera da Sogin, Società per il decommissioning del Nucleare. Sulla base di ciò, ci siamo immediatamente organizzati ed il 27 siamo andati in ispezione sull’impianto e abbiamo cominciato a raccogliere informazioni. Ora va fatta luce su questo evento per capire come collocarlo nel suo giusto alveo, senza sottostime o sovrastime improvvisate, così da aiutarci a trarne un insegnamento da valorizzare anche nel verso della cultura della sicurezza – riferisce ad AGEEI il Direttore dell’Ispettorato Sicurezza Nucleare, Dr. Francesco Campanella.
ISIN sta seguendo con la massima attenzione il caso di contaminazione registratosi presso l‘impianto Plutonio del Centro di Casaccia, effettuando una prima ispezione nell’impianto e raccogliendo a verbale le dichiarazioni dei responsabili dell’impianto sulla dinamica dell’accaduto. La vicenda sembra al momento non prefigurare conseguenze severe: una seconda ispezione è stata già programmata e sarà effettuata nei prossimi giorni.

Di chi sono le responsabilità per contaminazione da Plutonio?

Resta l’esigenza, da missione ISIN, di accertare come si sia verificata la contaminazione di un addetto che dovrebbe operare in piena sicurezza grazie ai dispositivi di protezione previsti dalle normative in materia: compito ISIN è anche accertare, ove vi fossero state, falle nelle procedure di sicurezza o nella loro attuazione e raccogliere elementi per individuare eventuali responsabilità.
La notizia della contaminazione da Plutonio del lavoratore mi ha fatto tornare alla mente ricordi circa episodi di verifica della presenza di Plutonio in Casaccia dove ebbe luogo parte del mio percorso di ricercatore in Enea, episodi di cui ho pensato di fare menzione sui canali social giusto per tenerne viva la memoria e non dimenticare…
Chiunque abbia lavorato tra fine ’70 e metà ’80 in quell’importante Centro di Ricerca ricorderà la prudenza con cui tra dirigenti di riconosciuta competenza si ragionava dei problemi sanitari da contatto con Plutonio a carico di personale che operava nel settore delle ‘celle calde’…
Ancora, difficile dimenticare la preoccupazione con cui nel sito Enea, nelle settimane successive all’incidente di Chernobyl, si analizzò l’elevata contaminazione da Plutonio registrata, spiegabile solo come effetto di trasporto e ricaduta delle emissioni in atmosfera là generate.
Quelle analisi portarono subito a comprendere la gravità dell’incidente: solo temperature da fusione del nocciolo del reattore potevano imprimere l’energia necessaria a fare ricadere le particelle pesanti di Plutonio a migliaia di chilometri dal luogo dell’incidente..
Infine, nel sito attrezzato per costante monitoraggio di radioattività quale è sempre stato il Centro di Casaccia, capitava frequentemente di registrare modesti valori di Plutonio associati ad emissioni che il mistral trasportava verso Sud dai siti nucleari francesi della Valle del Rodano.

Il filo della memoria…

Non immaginavo che questi frammenti di memoria dessero la stura ad un chiacchiericcio di alcuni ciarlieri le cui divagazioni parrebbero voler distorcere, forse per carenza di conoscenza ed informazione, segmenti significativi della storia nazionale in tema di sfruttamento della energia nucleare a scopi civili.
I tempi correnti ci hanno costretto a tollerare, finché pazienza aiuta, le scomposte intrusioni sui canali ‘social’ di ciarlieri tanto aggressivi quanto ignoranti, vuoi perché desiderosi di esternare per rinvigorire la propria autostima o, peggio, perché ‘ispirati’ da portatori di interessi che si sentono messi in discussione.
Personalmente cerco, nei limiti delle mie competenze ed esperienze, di pubblicare qui su Eco in Città e/o sui social contributi di contenuto scientifico verificato che ritengo importanti o riferire di conoscenze acquisite personalmente ‘in campo’ relative ai temi ambientali ed energetici a me cari.
In questo caso, il ‘post’ intendeva evitare che si perdessero le tracce di fatti ‘visti da vicino’, non certo di enfatizzare l’evento registrato in Casaccia.
Sono abbastanza aggiornato circa l’attività di disturbo che coorti di ‘trolls’ pongono in essere ogniqualvolta si ragioni criticamente delle ricorrenti pulsioni nucleari, oggi condite di illusioni ‘piccole e modulari’ che testimoniano della caratura degli epigoni.
Non mi sarei aspettato, però, che il richiamare esperienze come quelle da me descritte potessero scatenare reazioni di personcine inquietanti per ignoranza sesquipedale da carenza di competenze ed esperienze, votate a negare ogni evidenza, personcine ignare del fatto che ho vissuto gli anni cui ho parlato di fianco al Presidente di ENEA Prof. Umberto Colombo, lavorando quotidianamente con l’Ing. Pinchera, il Dr. Ferrari, il Dr. Dallaglio, il Prof. Mittempergher, l’Ing. Naschi, il Dr. Beone,  l’Ing. Mezzanotte e tante altre eccellenze scientifiche e tecnologiche di Enea.

Qualcuno nega la contaminazione

Alcuni ciarlieri si son provati a negare la possibilità che particolato contaminato da Plutonio potesse ricadere così lontano dalla sorgente delle emissioni: per fortuna la iattanza dei ciarlieri ha stimolato  competenti ed esperti a reagire riportando ‘a giorno’ quanto sperimentato di persona lungo i loro percorsi scientifici e professionali relativamente alle informazioni da me date.
Desidero allora ringraziare, per tutti loro, l’Ing. Dino Marcozzi:
Eh sì, a Caorso il 30 aprile 86 trovammo isotopi che avevano poche ore di emi-vita, che si erano formati lungo il percorso, dall’Ucraina. Altre sensibilità. Chiaro è che la maggior parte del Pu dell’incidente di Chernobyl è ricaduta nel raggio di 30 km ma una certa quantità è stata trovata in tanti altri posti, non mi stupisco anche in Casaccia. Naturalmente Cs e I la fecero da padrone. Ricordo che a Caorso mi occupavo anche del trasferimento in Germania di container contenenti rifiuti di bassa attività compattati. Non riuscivamo a decontaminare l’esterno dei container nel piazzale sotto a limiti di trasporto per quanta radioattività si rilevava in giro. In centrale, gli allarmi di contaminazione suonavano in ingresso, non in uscita dalla Zona Controllata, che era meno contaminata dei parcheggi all’esterno.
Il curriculum dell’Ing. Marcozzi mi rimanda alla grande scuola da cui proviene. l’Ingegneria di Pisa, dove collaborai con il Prof. Severino Zanelli, alla caratura del pisano Centro di Ricerca Termica e Nucleare, al valore di Enel e di Enel Green Power in cui ha a lungo operato.                            Rispetto alla sua citazione di Cesio e Iodio, ho rammentato come:
Per quanto attiene il Cs 137, in Friuli un prezzo alto in termini di morbilità (e negli anni a seguire purtroppo anche di mortalità) lo abbiano pagato persone di Arpa FVG che gestirono le campagne di controllo e monitoraggio nelle aree boschive dove si registrarono intense piogge nelle settimane successive all’incidente (in Germania si misurarono 2000-4000 Bq/m²).
Il chiacchiericcio ha voluto straparlare anche del Centro Enea Trisaia a Rotondella, deposito di residui a bassa radioattività e sede del Progetto ITREC per anni diretto da un amico caro di grande valore che abbiamo perso, l’Ing. Roberto Mezzanotte. In attesa di parlare, se qualche ciarliero desiderasse averne contezza, dei problemi del deposito di liquidi ad elevata radioattività nel sito Avogadro di Saluggia, il loro improvvido richiamo a Trisaia mi porta a onorare qui la memoria del Procuratore che da Matera condusse indagini fondamentali, cui collaborai, sulla gestione del sito di Rotondella, il Dr. Nicola Maria Pace, che purtroppo abbiamo perso 12 anni fa…
Ad ogni buon conto, mi hanno confortato le parole dell’amico Nicola Armaroli:
Caro Walter, questi personaggi sono frequenti commentatori dei miei post. Con la stessa preparazione tecnica, la stessa squisita educazione e lo stesso senso dell’umorismo. Un triste spettacolo. Non ti curar di loro.
di Walter Ganapini, membro onorario Comitato scientifico dell’Agenzia Europea dell’Ambiente