Roma – “Sotto il Viadotto” è il nome dell’iniziativa che prevede un intervento di riqualificazione a uso temporaneo di un’area abbandonata sotto il Viadotto dei Presidenti, messo in campo da Roma Capitale con la partecipazione del gruppo di giovani architetti ‘G124’ di Renzo Piano e delle associazioni impegnate nella rigenerazione degli spazi urbani. Arredi ‘green’ e una piazza tra i pilastri sarà il risultato dei lavori che hanno anche l’obiettivo di riappropriarsi di un “non-luogo” solitamente nascosto dal traffico quotidiano.
L’iniziativa coinvolge il territorio che si estende tra il fiume Aniene e la Riserva Naturale della Marcigliana nella parte nord-est della capitale. A lavorarci sono stati i giovani progettisti Eloisa Susanna e Francesco Lorenzi, coordinati dall’architetto Massimo Alvisi, scelto come tutor dal celebre architetto Renzo Piano.
Il progetto prevede la sistemazione del Viadotto Gronchi, nato negli anni’90ma rimasto incompiuto, come asse di collegamento tra Roma Nord e Roma Sud attraverso l’uso di una ferrovia leggera.
Ingaggiati alla fine dello scorso anno per mettere in atto opere di «rammendo» nelle nostre periferie urbane, i ragazzi di G124 – il gruppo messo in piedi dal senatore a vita Renzo Piano – portano a compimento le loro azioni.
Obiettivo dell’iniziativa è rivitalizzare uno spazio abbandonato e, attraverso un intervento sulla microscala, innescare un processo di trasformazione più ampio che coinvolga l’intera infrastruttura. Nello specifico, a seguito di una fase preliminare in cui è stata coinvolta la comunità locale (nell’ambito del progetto europeo TUTUR), si è arrivati a formulare una proposta progettuale che prevede la ‘riattivazione’ di una parte dello spazio sottostante il sistema infrastrutturale del Viadotto dei Presidenti, corrispondente alla “stazione Serpentara”.
Il viadotto nasce su un tracciato previsto dal PRG del 1962 ed avrebbe dovuto costituire la testa nord di un sistema viario ad alto scorrimento. Di questo asse di trasporto leggero furono realizzati però con doppia sede tramviaria solo 1800 mt e due stazioni complete di banchine e rampe di accesso per i disabili.
Questo percorso longitudinale, barriera fisica tra i quartieri, potrebbe diventare un tracciato strutturante e unificante tra enclaves oggi indipendenti, favorendo a scala territoriale un collegamento ciclabile e pedonale tra il Parco delle Sabine e Talenti. Non solo una connessione fisica tra i quartieri, quindi, ma un percorso sociale e di iniziative culturali che può diventare un segno identitario del territorio.
di Daniele Sivori