Legambiente presenta il Rapporto “Rifiuti Radiottivi”, secondo gli ultimi dati disponibili (riferiti a dicembre 2019): in Italia 31mila metri cubi di rifiuti radioattivi collocati in 24 impianti distribuiti su 16 siti in 8 Regioni. Oltre i 24 siti temporanei, nel paese esistono anche 95 strutture autorizzate all’impiego di radioisotopi e macchine radiogene. Nel Lazio 2 siti temporanei di rifiuti radioattivi e 15 strutture autorizzate all’impiego di radioisotopi e macchine radiogene.
Nel Lazio ci sono 9.284,35 mc (metri cubi) di rifiuti radioattivi, il 30% di tutti quelli presenti in Italia (31.027,30 totali). I rifiuti radioattivi sono stoccati in 2 siti: il deposito provvisorio della ex Centrale di Borgo Sabotino a Latina, dove c’è un volume di 1.794,44 mc di rifiuti radioattivi e un’attività radioattiva di 27.139,67 GBq (Giga Becquerel), e il Centro Ricerche Enea Casaccia a Roma dove ci sono 7.489,81 mc di rifiuti radiottivi e una radioattività di 28.091,43 GBq. La radioattività totale nel Lazio sui 2 siti è di 55.231,1 GBq, il 2% del totale nazionale di 2.881.754,50 GBq. Pochi metri oltre il confine sud regionale c’è anche l’ex Centrale del Garigliano a Sessa Aurunca in Campania con 2.967,64 mc di scorie e 358.425,82 GBq di attività.
“Il territorio del Lazio è stato sempre centrale, purtroppo, nella storia dell’energia nucleare italiana e oggi sono stoccati nella nostra regione quasi un terzo dei rifiuti radioattivi presenti in Italia per metri cubi – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – in grandissima parte a bassa radioattività. C’è stata nel Lazio la centrale nucleare di Borgo Sabotino, si sarebbe voluta costruire la nuova centrale nucleare di Montalto fermata dalle vittorie referendarie, pochi metri a sud del confine con la Campania c’è la centrale del Garigliano e oggi ci sono due siti provvisori di rifiuti radiottivi. A dieci anni dal disastro di Fukushima ancora abbiamo un sito pieno di rifiuti radioattivi a pochi metri dal mare, nella ex Centrale di Borgo Sabotino a Latina, e un secondo al centro Enea Casaccia a Roma. La pubblicazione della CNAPI (Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee ad ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi) è arrivata nello scorso gennaio con un ritardo mostruoso: ora il tema della gestione dei rifiuti nucleari a media e bassa attività deve essere accompagnato, da parte delle istituzioni, da una comunicazione e informazione chiara e trasparente nei confronti dei cittadini. Il processo nazionale di scelta del luogo, per realizzare il deposito nazionale rifiuti radioattivi, deve avere tempistiche certe, scelte, progetti e programmi che non siano calati dall’alto ma inseriti in percorsi partecipati e di dibattito pubblico, e su tutti i territori la cittadinanza attiva deve accompagnare questa scelta con dibattiti e documenti, non per evitare che venga fatto nel proprio territorio ma perchè il sistema paese scelga il luogo più giusto”.