Roma dimentica la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità?

Promulgata dall’ONU nel 2007, la convenzione sui diritti delle persone con disabilità, composta da 50 articoli, fa riferimento a principi quali la non discriminazione, l’eguaglianza, le pari opportunità, il rispetto dell’identità individuale.
L’Art. 1 elenca le caratteristiche della persona disabile ovvero “coloro che presentano una duratura e sostanziale alterazione fisica, psichica, intellettiva o sensoriale la cui interazione con varie barriere può costituire un impedimento alla loro piena ed effettiva partecipazione nella società, sulla base dell’uguaglianza con gli altri”.
Roma, talvolta, sembra però dimenticare la convenzione e si rende inadatta a coloro che hanno abilità diverse che variano dai limiti motori a quelli visivi, dai neurologici agli uditivi (e non dimentichiamo che anche i normodotati, specialmente gli anziani, hanno difficoltà a muoversi agevolmente causa le carenze del servizio pubblico nel comparto trasporti, dei parcheggi, delle buche, delle misere piste ciclabili e compagnia cantando).
Il quadro è desolante, dal centro alla periferia; un disagio che a volte sconfina in qualcosa di peggiore, lesivo della dignità. Scivoli fantasma, segnaletiche criptiche, gradini dove non dovrebbero esserci, posti auto riservati ma occupati dal più prepotente; pedane occasionali, trasporti inaccessibili e buche killer lungo le strade e sui marciapiedi, semafori senza l’apposito segnale acustico per i non vedenti. Taluni gesti che chi è privo di limiti può permettersi di dare per scontati, in altri casi, possono rivelarsi azioni epiche degne di un supereroe: una giungla d’asfalto inestricabile e zeppa di barriere architettoniche, poco attenta ai diritti umani di base e disonorevole per una capitale europea.
Si la zona ZTL è accessibile ma gli incentivi per l’acquisto di un auto modificata sono minimi, si qualcuno può permettersi di spostarsi in taxi ma il mezzo adatto va prenotato con anticipo; si qualche auto a noleggio adattata esiste ma sono poche.
Concludendo: nella capitale non è previsto essere fragili e se lo sei in teoria, è vero che di fatto sei costretto a diventare un supereroe, a essere mentalmente forte e predisposto ad ogni genere di angheria, vessazione, sopruso perché, diciamocelo, non fa male solo essere apostrofati da un qualsiasi maleducato incontrato per strada fa male anche non poter sapere se il semaforo permette l’attraversamento a piedi, fa soffrire anche non vedere la pedana di un bus funzionare, deprime anche sentire i clacson delle auto se non sei veloce a crossare le strisce pedonali perché hai un bastone o semplicemente un passeggino da spingere.
Una metropoli non dovrebbe provocare terrore a nessuno, anzi dovrebbe essere un luogo multi servizi dove ognuno ha il diritto di essere capito e ascoltato, dove non si creino sacche di ignoranza e cecità, dove il fatidico senso civico si traduca in fatti e non parole perchè “nessuno uomo è un’isola”.

Per approfondire www.disabili.com.

di Marzia Fiordaliso