Roma eterna e verde. Conosciamo gli spazi più green e come utilizzarli

Roma è tra le città più verdi d’Europa con oltre 3900 ettari di parchi e giardini a cui vanno aggiunte riserve e aree protette. L’estensione pro capite di verde fruibile in area urbana nella capitale, secondo Ecosistema Urbano di Legambiente, è pari a 15,9 mq mentre ogni 100 abitanti ci sono 11 alberi.
Un patrimonio di 6.419.256 mq diviso tra aree agricole dell’Agro romano, parchi e riserve, giardini pubblici, ville storiche e aree archeologiche.
Tra le grandi ville nobiliari barocche troviamo Villa Borghese, Villa Pamphilj, Villa Torlonia, Villa Celimontana, le passeggiate dell’800 come il Pincio e il Gianicolo, le ville nate dopo l’unità d’Italia come residenze di lusso: Villa Lais, Villa Leopardi, Villa Mercede e i giardini pubblici dell’inizio dello scorso secolo, Parco Nemorense o Villa Glori.
Coloro che vivono o soggiornano a Roma hanno dunque la possibilità di usufruire di grandi aree verdi per molteplici attività: una semplice passeggiata rigenerante, un percorso botanico con i bambini per imparare a riconoscere alberi e fiori, il footing o altre attività sportive nei percorsi predisposti, i pic–nic, leggere, giocare con i propri figli tra scivoli e altalene.
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Riscopriamo dunque la città da un nuovo punto di vista, ricordando solo che nella stagione calda e nelle ore in cui il sole è a picco, bambini e anziani è preferibile non frequentino zone verdi a causa degli alti valori di ozono.
Il sistema delle Aree protette della capitale è gestito dall’Ente RomaNatura e comprende le Riserve Naturali costituite da aree terrestri, fluviali, lacustri con all’interno una o più specie rilevanti dal punto di vista della flora e della fauna. All’Ente, la cui sede si trova a Villa Mazzanti, sono affidati molteplici compiti: realizzazione di sentieri natura per facilitare la scoperta del patrimonio naturalistico, apertura delle Case del Parco come luoghi dove offrire ai visitatori i servizi principali, un centro visite, un presidio per la vigilanza.

di Marzia Fiordaliso