Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma vanta la presenza del famoso Sarcofago degli Sposi per cui si è creata una piattaforma hi-tech isolante allo scopo di proteggerlo dalle vibrazioni causate dal traffico, dal passaggio sotterraneo della tratta ferroviaria Roma-Viterbo e da eventuali scosse di terremoto. L’opera risale al 530-520 a.C. ed è collocata nella sala 12; ha un’altezza di 140 cm e una lunghezza di 202 cm.
La struttura installata è la produzione di un team di ricercatori della Sapienza Università di Roma (coordinatore), ENEA, l’azienda Somma e il Servizio Conservazione del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, nell’ambito del progetto di ricerca MONALISA (MONitoraggio Attivo e Isolamento da vibrazioni e Sismi di oggetti d’Arte), finanziato da Regione Lazio e Ministero dell’Università e Ricerca e al quale partecipa anche Università Roma Tre.
Sebbene la tecnica dell’isolamento alla base sia ampiamente esplorata per la protezione delle costruzioni dai terremoti, è ancora poco utilizzata nel settore della salvaguardia di oggetti museali, mentre è quasi sconosciuta la sua applicazione contro le vibrazioni verticali provocate dal traffico – sottolinea il professore associato di Sapienza Luigi Sorrentino, coordinatore scientifico del progetto.
Inoltre, l’approccio innovativo che abbiamo sviluppato può essere applicato su qualsiasi opera d’arte, divenendo un modello metodologico e tecnologico da adottare per proteggere i capolavori del nostro Paese, semplicemente calibrando le caratteristiche di rigidezza dei dispositivi di isolamento sulla base delle effettive vibrazioni indotte dal traffico e della pericolosità sismica del sito – evidenzia Paolo Clemente, ingegnere strutturista, già dirigente di ricerca dell’ENEA.
Sarcofago degli Sposi, le fasi del progetto
Una delicata operazione di pesatura dell’intera teca e di una sua lastra di vetro hanno consentito di stimare il peso dell’opere etrusca senza spostarlo o toccarlo quindi per testare l’efficacia “isolante” dell’innovazione si è realizzata una copia del Sarcofago degli Sposi alloggiata sulla piattaforma e sottoposta a prove sismiche e di vibrazioni da traffico sulla tavola vibrante del Centro Ricerche ENEA Casaccia, l’esperimento ha prodotto ottimi risultati è i ricercatori hanno quindi potuto procedere all’installazione all’interno del Museo.
Oltre allo studio dell’isolamento dalle vibrazioni da traffico e della pericolosità sismica del sito, il gruppo ha messo a punto un sistema di monitoraggio dinamico grazie ad una serie di sensori che misurano le vibrazioni sul pavimento del museo, al di sotto della teca che contiene il Sarcofago, sia quelle sulla piattaforma isolante.
Un progetto innovativo a difesa di una delle opere più celebri del mondo antico. Stiamo parlando di un manufatto conosciuto in tutto il mondo, scoperto nel 1881 in oltre 400 frammenti presso la necropoli della Banditaccia, a Cerveteri (Roma). Realizzato in argilla cotta, ne è nota con certezza soltanto una replica oggi conservata al Museo del Louvre. Gli ‘Sposi’ sono quotidianamente minacciati dalle vibrazioni prodotte dal passaggio di autoveicoli e tram lungo la vicinissima via delle Belle Arti e dalle ulteriori sollecitazioni che provoca la ferrovia Roma-Viterbo, sotterranea in quel tratto – dichiara il direttore del Museo, Valentino Nizzo – Grazie al progetto MONALISA e alle professionalità coinvolte nelle attività sarà garantito un futuro migliore e certamente duraturo alla coppia identificata dall’abbraccio più famoso e iconico dell’arte antica.
Abbiamo innanzitutto studiato le proprietà dinamiche del Sarcofago grazie all’utilizzo del moto magnificato, una tecnologia che amplifica, rendendoli visibili a occhio nudo, anche i più piccoli movimenti degli oggetti, consentendo di individuare le parti più vulnerabili, a rischio rottura o crollo – sottolinea Vincenzo Fioriti dell’ENEA, tra i primi al mondo ad utilizzare questa tecnologia sul patrimonio culturale.
La geometria del Sarcofago è stata rilevata e restituita come nuvola di punti mediante tecniche di fotomodellazione digitale che consentono di evitare il contatto col manufatto – rimarca la ricercatrice Aurora Vincenti, referente scientifico del progetto per ENEA –
La nuvola di punti è stata convertita in una superficie geometrica opportunamente corretta per rimuovere duplicazioni e lacune, al fine di consentire l’esportazione in un modello di calcolo meccanico – evidenzia il ricercatore della Sapienza Omar Al Shawa.