Sartorie sociali

Sartorie sociali a Milano: costruire un nuovo futuro grazie a fili e tessuti

Le sartorie sociali sono più che semplici laboratori di cucito: sono luoghi di riscatto e di nuova opportunità per coloro che si trovano in situazioni di fragilità e disagio. Nello specifico, si tratta di imprese con finalità sociali che impiegano persone svantaggiate, offrendo loro un percorso di reinserimento lavorativo e di crescita personale.

Le sartorie sostenibili accolgono persone che, per diverse ragioni, si trovano ai margini del mercato del lavoro: donne vittime di violenza, ex detenute, persone con disabilità, giovani inoccupate. A loro viene offerta la possibilità di imparare un mestiere, di acquisire nuove competenze e di sviluppare la propria creatività. I benefici sono molteplici e riguardano sia le persone coinvolte, sia la comunità nel suo complesso. I tessuti usati hanno una storia e una filiera controllata, gli accessori sono spesso realizzati con materiali di recupero e ogni capo punta ad essere un pezzo unico.

Le attività all’interno di una sartoria sociale variano a seconda delle esigenze e dei progetti specifici, ma in generale includono:

  • creazione di capi di abbigliamento e accessori;
  • riparazioni e modifiche sartoriali;
  • servizi di stireria;
  • laboratori didattici ed educativi;
  • attività di orientamento al lavoro.

Le sartorie sociali di Milano

Sono in aumento le sartorie solidali di Milano che creano occupazione per donne che faticano ad inserirsi nel mondo del lavoro. Tra queste abbiamo recensito Catena In Movimento 2.0 è un’organizzazione del terzo settore che presta la sua opera a favore delle classi sociali più svantaggiate.
Diversi gli oggetti prodotti nel laboratorio come gli astucci adatti a contenere materiale di cancelleria ma anche make-up, le T-shirt e le shopper capaci di raccontare la storia di ognuna delle signore che con le loro mani le hanno tagliate, cucite e stampate.

Imama Project nasce per dare lavoro a donne che vivono in Guinea (uno dei paesi africani più poveri al mondo) abili nel cucire e creare gonne, abiti, fasce per capelli con fantasie meravigliose e abbigliamento per bambini. Ogni pezzo porta il nome della sarta che lo ha realizzato. Il ricavato ottenuto dalle vendite è reinvestito in progetti umanitari in Italia e nel mondo.

Abiti esclusivi realizzati in un atelier frutto di un progetto inclusivo, questa l’essenza della Sartoria Kechic. Un incontro tra mondi diversi e lontani come l’Italia e il Senegal da cui provengono l’ideatrice e l’ideatore della sartoria sociale. Il risultato è sempre una ricchezza per tutti e la nascita di qualcosa di unico, di nuovo, prezioso e sorprendente. Ogni abito viene realizzato con i migliori tessuti e materiali, seguendo un processo di lavorazione che garantisce la massima cura dei dettagli.

Molce Atelier è uno delle sartorie sociali dedicato a donne vittime di violenza che hanno perso la speranza di essere reintegrate nel mondo del lavoro; persone che qui tornano ad avere dignità anche grazie al sostegno psicologico gratuito che possono ricevere.
Terminato il corso si passa alla produzione di capi con etichetta parlante che consente a chi lo acquista di ripercorrere la storia di riscatto della donna che lo ha confezionato.

La sartoria della Caritas

Sapete cosa vuol dire taivè? Filo nella lingua dei Rom, idioma parlato dalle donne che lavorano qui nel Laboratorio Taivé. Realizzano gonne, borse e cuscini o si occupano di riparazioni di ogni genere grazie ad un progetto che la Caritas lancia nel 2009. Entrando, vedrete un grande tavolo intorno al quale le sarte si danno un gran da fare. Anche servizio di stireria, produzione di biancheria da cucina e shoppers.

Il laboratorio della sartoria San Vittore

Grazie alla Cooperativa Alice nasce il marchio Sartoria San Vittore: abiti confezionati dalle detenute ed ex detenute del carcere omonimo. Propone la collezione “Evadere dal quotidiano”, con la creatività della stilista Rosita Onofri. Una linea adatta ad una donna dinamica ed elegante, sensibile ai costi e alla scelta dei materiali. Via libera all’abbigliamento e agli abiti da sposa, ai costumi teatrali, alla biancheria per la casa dai grembiuli alle tende, alle borse e sporte per la spesa, alle cinte di stoffa e sciarpe.

Il primo laboratorio di sartoria nasce nel 1992 all’interno del penitenziario e, qualche anno dopo, le stesse persone danno vita ad un secondo laboratorio esterno per continuare il mestiere imparato. Il progetto prevede anche la formazione delle detenute sulle tecniche di sartoria, dando loro la possibilità, una volta scontata la pena, di esercitare individualmente.