Parola d’ordine sharing mobility. I servizi in condivisione dei mezzi elettrici non inquinanti sono in crescita continua nelle città italiane, con in testa Milano e Roma e tornano ai numeri prepandemia.
La fotografia della mobilità condivisa la scatta il “Rapporto sulla sharing mobility”, presentato in occasione della 6° Conferenza Nazionale dal titolo Lesscars: drive the revolution, organizzata dall’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility e tenutasi nella capitale lo scorso 10 ottobre.
Sharing Mobility: i dati della Conferenza Nazionale
Durante la pandemia si usciva poco e toccare un mezzo usato da altri non allettava nessuno, passato il periodo peggior e sperando in un futuro meno difficile, si torna a condividere, un pò tutto, mezzi di trasporto compresi; anzi nell’ultimo periodo parliamo di boom, la mobilità sostenibile ci sorride di nuovo. Ma quali sono i servizi senza proprietà?
- >carsharing (ormai un classico, soprattutto a Milano dove non tutti possiedono un’auto propria);
- scootersharing (non primo in classifica, fa un pò Vacanze romane, ma lo annoveriamo tra i mezzi condivisi);
- bikesharing (nel capoluogo lombardo un cult, a Roma è rimbalzato da operatore ad operatore);
- monopattino-sharing (il mezzo più nuovo che esista e anche quello parcheggiato peggio ma piace);
- rent a bike, rent a car: un evergreen la bici affittata per gite domenicali, e un intramontabile l’affitto delle quattro ruote meglio conosciuto come “fly&drive”.
Ma vediamo qualche dato che descrive bene questo successo. Circa 35 milioni di spostamenti, lo scorso anno, sono stati effettuati in sharing (+ 61% rispetto al 2020 e il 25% in più del 2019); l’83% ha riguardato la micromobilità.
Che significa? Tragitti brevi (anche un pezzetto in metro e uno in bici) su mezzi leggeri (tutti meno la macchina per capirci). Qualsiasi cosa pur di sfuggire al traffico cittadino ed evitare l’insopportabile ricerca di un parcheggio. Piace questa modalità soprattutto dai boomer in giù (i nati dagli anni’60 in poi). Del resto la nonna in monopattino è poco credibile.
Sale il numero di mezzi: 84.600 veicoli nel 2020, 89.000 nel 2021 suddivisi in queste percentuali:
- monopattini (51%);
- bici (31%);
- scooter (10%);
- auto (7%).
La condivisone porta guadagni e aggiunge città
E vittoria per i mezzi a basso impatto che salgono dal 63% al 77%. Gli elettrici insomma sono i preferiti. Buone notizie anche per i guadagni del settore con un bel 52% in più, segno che investire nella mobilità sostenibile non è una pessima idea e che ben venga se rispetto per l’ambiente cominci a far rima con guadagno. Ottimo il risparmio invece per chi, è gioco-forza, usa la bici invece delle quattro ruote a benzina.
Milano e Roma, ormai è noto, sono le città meglio attrezzate dal punto di vista sia dell’offerta sia della domanda ma anche il sud comincia ad avanzare e ecco che Palermo e Napoli si mostrano aperte alle meraviglie dei mezzi in sharing. Umbria, Molise e Basilicata invece non hanno proposte significative.
L’impatto sull’ambiente
Nonostante spesso si siano rese visibili, a giudizio degli utenti, alcune criticità come i malfunzionamenti di alcune app di prenotazione e il ragionamento sui costi ritenuti troppo alti per un uso regolare dei mezzi, tutti sono fermamente convinti che la condivisione porti benefici all’ambiente soprattutto per la riduzione del traffico e dell’inquinamento.
L’utilizzatore tipico è un cittadino (a differenza di coloro che non si avvalgono dello sharing) che ha a cuore lo sviluppo sostenibile e vuole compiere un gesto concreto per salvare il pianeta; si sposta di meno in auto (11% contro 24%), maggiormente con mezzi pubblici (30% contro il 18%) e anche se di poco a piedi (26% contro 24%). Anche la proprietà di un’auto si differenzia: nel caso degli utenti di sharing il 44% dichiara di non averne una contro il 14% dei non utenti, il 40% contro 54% dichiara di averla e 17% contro 32% di possederne due o più.