Il 22 e 23 settembre presso il quartier generale delle Nazioni Unite a New York si è svolto il Summit del futuro. Durante questo evento di alto livello, gli Stati membri dell’Onu, tra cui l’Italia, hanno approvato il “Patto sul futuro”, la “Dichiarazione sulle future generazioni” e il “Global digital compact”.
Il Summit ha riunito in tutto circa 150 tra capi di Stato e di governo e quasi 4mila tra rappresentanti della società civile, osservatori e delegati Onu, oltre alla partecipazione di migliaia di persone che da tutto il mondo hanno partecipato al processo di costruzione del vertice.
Cos’è il Patto sul Futuro
Tra i piani approvati, il Patto sul futuro rappresenta secondo le Nazioni Unite, l’accordo internazionale più rilevante degli ultimi anni: non solo, infatti, ha toccato nuove aree, ma ha affrontato anche questioni irrisolte da decenni. Il Patto è nato con l’obiettivo di rivitalizzare la cooperazione tra i Paesi per “riportare il multilateralismo fuori dall’orlo del baratro” come ha affermato il Segretario generale delle Nazioni unite António Guterres nel suo discorso di apertura.
L’accordo intende garantire che le istituzioni internazionali possano rispondere efficacemente a un mondo radicalmente cambiato rispetto a quando sono state create, seguendo la bussola dell’Agenda 2030. Nonostante le tante difficoltà, infatti, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile restano oggi i principali punti di riferimento verso cui orientare ogni scelta politica, economica e sociale, a livello internazionale e nazionale.
Pace e sicurezza, cambiamento climatico, cooperazione digitale, diritti umani, parità di genere e trasformazione della governance globale sono solo alcuni dei temi che fanno parte delle 56 azioni contenute nel Patto sul Futuro e che sono riconducibili a uno o più goal dell’Agenda 2030. L’intero accordo è concepito, infatti, per dare una spinta all’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Summit del Futuro, riforma del Consiglio di Sicurezza
Tra i principali risultati del Patto spiccano l’impegno alla riforma del Consiglio di Sicurezza per renderlo più efficace e rappresentativo e il rinnovato sostegno al disarmo nucleare, con l’obiettivo di eliminare le armi atomiche. L’accordo si propone anche di rivedere il meccanismo del debito sovrano per consentire ai Paesi in difficoltà di investire nel loro futuro e proteggersi da shock finanziari. Sul fronte climatico, viene confermata la necessità di contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C e di raggiungere le emissioni zero entro il 2050. Tuttavia, l’adozione del Patto non è stata unanime: la Russia ha tentato di ostacolarlo votando contro assieme a Bielorussia, Corea del Nord, Nicaragua, Sudan, Siria e Iran, mentre Cina, Algeria e altri tredici Paesi si sono astenuti.
Il Global digital compact e la Dichiarazione sulle future generazioni
Per quanto riguarda gli altri due accordi approvati, il Global digital compact si impegna, sul fronte della cooperazione digitale, a garantire la connessione universale a Internet e stabilisce il primo quadro globale completo per la governance dell’intelligenza artificiale (AI) e la tecnologia digitale, mentre la Dichiarazione sulle generazioni future prevede un maggiore coinvolgimento dei/delle giovani alle decisioni planetarie offrendo loro opportunità significative di partecipazione.
L’intervento dell’Italia al Summit del futuro
A sostenere l’importanza del multilateralismo e delle Nazioni Unite è intervenuta anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che il 23 settembre durante il proprio intervento all’Assemblea generale dell’Onu ha ribadito l’importanza del Patto sottoscritto, ricordando che ora si aprirà la fase di attuazione, più complessa, ma decisiva.
La presidente ha sottolineato l’urgenza di agire di fronte alle numerose sfide e la necessità di ripensare la cooperazione internazionale. Al riguardo ha citato l’esempio del piano Mattei per l’Africa, che intende coniugare diplomazia, cooperazione allo sviluppo e investimento dell’Italia per rafforzare e rinnovare i legami con il continente africano.
La posizione dell’ASviS
Secondo il Direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini, i documenti approvati rappresentano un passo avanti per la sostenibilità, ma non bastano: “L’Italia deve dare attuazione al Patto sul Futuro con politiche e investimenti adeguati, coinvolgendo la società civile e in particolare i giovani”.
Giovannini, infatti, dichiara che se il Governo italiano vuole essere coerente con gli impegni appena assunti, è necessario riveda il proprio approccio su molte tematiche e inizi finalmente a predisporre quel “Piano di accelerazione” per conseguire gli Obiettivi dell’Agenda 2030 promesso un anno fa in occasione del Summit Onu sul tema.
In particolare, il coinvolgimento delle giovani generazioni ricordato dal Direttore scientifico dell’ASviS e promosso dal Patto sul Futuro, è da sempre un tema molto caro all’Alleanza, che si è spesa per il processo compiuto il 22 febbraio 2022 con la riforma della Costituzione italiana che ha modificato gli articolo 9 e 41, introducendo la tutela dell’ambiente e l’interesse delle future generazioni con il supporto di tutti i gruppi politici.
Fin dalla sua nascita nel 2016, l’ASviS ha, infatti, avviato un dialogo costante e trasversale con le forze politiche affinché il concetto di sviluppo sostenibile venisse incluso nella Costituzione Italiana, seguendo l’esempio di tanti altri Paesi.
Per approfondire:
La Dichiarazione sulle future generazioni
di Elisa Capobianco, Progetti di Comunicazione e Advocacy, ASviS