La riconversione sostenibile di strutture ed aree produttive dismesse si deve fondare sulla valorizzazione delle preesistenti culture industriali in logica 4.0. di transizione ecologica, energetica e digitale e mi ha sempre motivato l’insofferenza verso i progetti cementizi del governo locale reggiano, in evidente contraddizione con la crescente coscienza della necessità di tutelare le risorse ambientali e la salute del territorio, a partire dal suolo, mostrando la più crassa non conoscenza di dove si orientassero le città Smart.
Il più sbandierato dei progetti cementizi riguardava l’area poi nota alle cronache come Campovolo. “Campovolo (Re), no a tecnologie avanzate e sostenibili (dirigibili), sì a consumo di suolo per sporadico entertainment ad elevato impatto”, chi ha consuetudine con queste noterelle periodiche, probabilmente sa quanto mi stia a cuore il nodo Italia cimitero di innovazione dopo il venir meno di Olivetti e Mattei. Questo pensiero fisso mi portò, ad esempio, ad avviare un decennio fa uno stalking serrato verso amici giornalisti di Reggio Emilia affinché informassero i cittadini reggiani della fortuna di avere al Dipartimento di Ingegneria UniMORE (sede di Reggio) il Prof. Antonio Dumas.
Non era l’amicizia da quasi 50 anni con il Prof. Dumas a farmi insistere per un’intervista con lui, che conobbi con Olmes Bisi (INFM e ProRettore UniMORE), Lanfranco Turci, Renzo Imbeni, Giuseppe Gavioli, Rubes Triva, Renato Cocchi ed altri nella Modena inizi ’70.
La storia dell’area industriale emiliana
Rammentavo ai giornalisti che la pista da cui venne il nome Campovolo era infrastruttura fondamentale asservita agli stabilimenti delle Officine Meccaniche Reggiane, dove negli anni ’40 12.000 operai producevano aerei, la più avanzata tecnologia industriale d’allora.
La qualità professionale di quei lavoratori era tale che, quando per motivi politici negli anni ’50 le Reggiane vennero chiuse, migliaia di loro generarono la straordinaria rete delle piccole e medie imprese di meccanica avanzata che hanno resa forte l’economia reggiana (oggi Motor Valley).
Nei capannoni rimasti attivi, per molti anni vennero prodotte grandi gru portuali a lungo note nel mondo, produzione che la globalizzazione deregolata mandò in crisi. Anziché disegnare strategie di rigenerazione che leggessero gli stabilimenti riutilizzabili e la pista per aerei considerata tra le migliori della regione (bassa frequenza di nebbie ecc…) come incubatore di startup innovative coerenti con la vocazione originaria del sito, si decise che area e pista fungessero da arena di entertainment per qualche concerto all’anno.
Interessi palazzinari e finanziari cercarono di stimolare consensi, nel tempo degli influencers, annunciando concerti di Springsteen mai avvenuti e, per far fronte alla redditività modesta degli investimenti, oggi annunciano, a pochi giorni dai terribili venti di guerra levatisi in Medio Oriente, il concerto di un rapper statunitense di colore noto alle cronache per l’adesione a teorie naziste e antisemite: ciò, peraltro, in una città Medaglia d’Oro della Resistenza e patria dei Fratelli Cervi.
Il Prof. Antonio Dumas
Perché allora chiamo in causa il Prof. Dumas? Dumas da anni era ed è l’unico italiano coinvolto nei progetti internazionali e nei programmi UE sul rilancio della tecnologia dei dirigibili, la cui nuova generazione viene progettata per un loro utilizzo come centrali fotovoltaiche in quota, centrali per telecomunicazioni e attività logistiche a basso impatto per merci e persone.
Chiunque non sgovernante avrebbe chiesto udienza a Dumas e avrebbe cercato ogni sinergia per non perdere un treno innovativo così importante e coerente con i caratteri culturali e industriali del territorio, anziché sproloquiare di sporadiche arene di entertainment o di Poli Tecnologici privi di progettualità all’altezza della sfida dell’innovazione sostenibile e spesso mere operazioni immobiliari.
Le emissioni degli aerei pessime per la transizione green
Anni dopo il mio infruttuoso stalking, la stampa nazionale rese giustizia a queste riflessioni, intervistando Dumas, nel frattempo andato in pensione. Punto di partenza di ragionamenti coerenti con la necessaria transizione alla defossilizzazione del modello di sviluppo causa della crisi climatica in atto non poteva che essere la consapevolezza dell’impatto ambientale del trasporto aereo convenzionale, sempre più intenso, con un numero di voli aumentato dell’80% tra il 1990 e il 2014 e previsioni di cresca di un ulteriore 45% tra il 2014 e il 2035, mentre le emissioni di CO2 sono aumentate dell’80% e quelle di NOx raddoppiate tra il 1990 e il 2014.
Analizzando le cifre del trasporto aereo, del relativo consumo di energia e delle emissioni, risulta evidente come qualsiasi intervento sull’efficienza dei motori o sul miglioramento dell’aerodinamica potrà al massimo stabilizzare la velocità di inquinamento, ma non arrestarla né farla regredire. Il cherosene per la propulsione di motori supersonici è combustibile fossile che produce CO2: 1 Kg di cherosene (1,25 litri) produce 3,15 Kg di CO2.
Un aereo di linea arriva a consumare fino a 4.200-4.800 litri di carburante/ora. Per questo motivo, gli scenari a livello internazionale prendono in considerazione l’opzione di sviluppare dirigibili di grandi dimensioni, capaci di operare a quote troposferiche, come i dirigibili di vecchia concezione, o a quote stratosferiche in movimento o in stazionamento. Obiettivo dei programmi in corso a livello internazionale è progettare una classe di dirigibili che, per caratteri funzionali e strutturali, risultino senza problemi di scalabilità nè per dimensioni nè per quota operativa, dalla minima alla massima spinta di galleggiamento.
L’uso dei dirigibili
Oggetto delle azioni di Ricerca e Sviluppo sono dirigibili LTA (Lighter than air) più leggeri dell’aria, con capacità di moto verticale separato da quello orizzontale e viceversa, atti ad atterrare/ammarare e decollare con volo verticale, realizzato con Idrogeno come gas di di galleggiamento, dotati di propulsori azionati da energia elettrica prodotta da pannelli fotovoltaici montati sul corpo del dirigibile, ricorrendo a fuel cells per il funzionamento notturno, avendo forma non convenzionale di semi-ellissoide oblato, con brevetti attivi e passivi per la eliminazione di eventuale instabilità dovuta alla forma.
Il prototipo non deve esigere infrastrutture a terra/ mare e deve essere comandabile da remoto. Una rivoluzione nel settore e nella transizione è oggi annunciata da un’industria europea: dopo 10 anni di ricerca Euro Airship sta per lanciare Solar Airship One, dirigibile appunto alimentato da energia solare grazie a migliaia di celle solari installate sulla superficie. Il viaggio inaugurale è previsto per il 2026 alla latitudine dell’Equatore e ad un’altezza di volo di circa 6000 m: l’aerostato coprirà una distanza di 40.000 Km in 20 giorni di volo sostenibile.
Una maggiore visione aperta all’innovazione e consapevole della storia del territorio cosa avrebbe potuto significare per l’economia industriale di Reggio Emilia, grazie alle competenze del Prof.Dumas?
di Walter Ganapini, membro onorario Comitato scientifico dell’Agenzia Europea dell’Ambiente