Trump

Stati Uniti fuori dall’accordo di Parigi: Trump lo conferma

Non sarà una sorpresa ma Donald Trump, 47º presidente degli Stati Uniti, ha confermato che uscirà dagli accordi di Parigi. L’annuncio durante il suo discorso d’insediamento alla Capital One Arena di Washington: un grave passo indietro rispetto al suo predecessore Biden che nel 2021 aveva riportato gli USA nell’accordo. Addio dunque alle iniziative per limitare i cambiamenti climatici come se lui non vivesse sulla Terra e quindi potesse beatamente infischiarsene.

Tra i suoi obiettivi modificare il nome del Golfo del Messico che potrebbe diventare “Golfo d’America”,  riprendersi il Canale di Panama, e annettere paesi tranquillissimi come Canada o Groenlandia. Vuole espandersi e rendere ancora più ricchi gli USA, testuali parole, probabilmente riferito al fatto di rendere ancora più Paperone chi Paperone lo è già, perché il favoloso sogno americano si spegnerebbe nella testa di molti se toccassero con mano quanto è diffusa la povertà laggiù oltre l’Atlantico.

Trump e gli accordi di Parigi…questi sconosciuti

L’accordo di Parigi, pietra miliare nella lotta ai cambiamenti climatici, ha fissato un ambizioso obiettivo: limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, puntando a 1,5°C. Questa soglia, scientificamente fondata, è cruciale per evitare le conseguenze più disastrose del riscaldamento globale. Per raggiungerla i Paesi aderenti si sono impegnati per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e raggiungere la neutralità climatica entro la metà del secolo, promuovendo le energie rinnovabili e le tecnologie per catturare la CO₂.

Purtroppo a Trump di tali quisquilie non interessa granché e vuole concentrarsi su petrolio e gas: l’uso massiccio di fonti fossili rappresenta il futuro del suo paese ha sentenziato;  permetteranno di abbassare il costo dell’energia, oltre a contenere l’inflazione e gli accordi presi in Europa nel 2015, secondo il Presidente, servono solo a danneggiare l’economia americana…un salto nel medioevo o poco ci manca, buono per procurare a noi ambientalisti un brivido di terrore. Tanto più che altre nazioni potrebbero imitarlo (speriamo non l’Italia anche se non c’è da stare allegri al momento), inutile sforzarsi vedendo che l’America trae vantaggi.

L’enigma Musk tra sostenibilità e nostalgia

Un passo non mi è chiaro mentre mi appare limpido il fatto che stiamo vivendo un momento storico raccapricciante dove il desiderio di potere di una manciata di individui nega a milioni di persone di vivere in condizioni umane e decorose…la nostra sopravvivenza è in grave pericolo:

Metteremo fine al Green New Deal e revocheremo l’obbligo dei veicoli elettrici, salvando la nostra industria automobilistica – ha detto Trump.

Ma allora perché Musk, CEO di Tesla che “sta accelerando la transizione verso l’energia sostenibile con auto elettriche, impianti fotovoltaici e soluzioni energetiche rinnovabili integrate” come recita il sito aziendale era tra i protagonisti del discorso d’insediamento? Parrebbe un ossimoro ma forse visti gli altri suoi interessi poco male se a subire danni fosse proprio la sua azienda che potrebbe continuare, invece, a fiorire in altri Paesi. Eppure la sua assenza l’avremmo gradita, anche solo per risparmiarci il saluto mussoliniano.

di Marzia Fiordaliso, Direttrice Editoriale Eco in città