Quasi trent’anni fa, a New York, due letture mi appassionarono. La prima era lo splendido “Reinventing Government” con cui Al Gore Vice Presidente ridisegnò l’Amministrazione statunitense in funzione delle esigenze dei cittadini, aprendo la strada anche al tentativo di riforma sanitaria della Clinton che solo con Obama prese poi corpo. La seconda era la ‘Columbia History of the World’, leggendo la quale ho presunto una possibile etimologia di un verbo curioso, scapicollarsi, ulteriore rispetto a quella corrente, ritenuta di origine romana, con significati che vanno dal letterale ‘scendere, correre giù a precipizio’ fino all’estensivo ‘affannarsi, adoprarsi con tutto l’impegno per riuscire a fare una determinata cosa’.
Compulsavo il capitolo che l’opera della Columbia University dedica all’esperienza della Sublime Porta e ritrovavo tra i suoi fattori di successo l’intelligente pratica inclusiva che vide insediarsi dalla Macedonia greca a Istanbul importanti comunità sefardite in fuga dai Reyes Catolicos, pratica che mi richiamava alla mente l’età federiciana. Mi sorprese, però, apprendere di un’altra peculiarità relativa al modo di organizzare il governo di un così grande Impero con una struttura amministrativa affidata alle cure di un nutrito gruppo di militari/funzionari composto dai giovani più prestanti ed intelligenti selezionati dalla Sublime Porta tra le popolazioni dei territori via via conquistati ed assoggettati al suo potere e condotti ad Istanbul per un duro periodo di formazione.
Completata la formazione, quei giovani venivano inviati a controllare e governare le zone più remote dell’Impero, mai però coincidenti con quelle da cui proveniva ciascuno di loro: erano i ‘Kapi Kullarii’, la cui figura richiamava sia esperienze precedenti di governo di Imperi sia modelli assai più vicini a noi nel tempo, con la mente che va dagli Imperatori Romani di origine barbarica all’intuizione napoleonica che diede vita all’ENA da cui lo Stato francese estrasse per due secoli Prefetti, Primi Ministri, Presidenti della Repubblica. Mi incuriosiva la possibilità di istituire una relazione tra la denominazione ‘Kapi Kullarii’ ed il verbo ‘scapicollarsi’, ipotesi per avvalorare la quale occorrono competenze che ovviamente non ho, e dunque qui mi fermo. Certo è che generare e riprodurre nel tempo una siffatta corte di funzionari forti e colti sarebbe esattamente quel che servirebbe per progettare e realizzare con la necessaria urgenza, viste le crisi sistemiche in atto dalla climatica alla pandemica, il cambiamento strutturale nel senso della sostenibilità e della competitività di un’Italia che ogni giorno si scopre malata di corruzione ed illegalità divenute cultura dominante, di cancro da finanza criminale con metastasi ovunque, di un’accademia spesso influenzata da logiche familistiche, di una magistratura con frequenti intrusioni di poteri occulti e di logiche clientelaramicali, di indifferenza quando non fastidio per l’interesse generale degli individui e delle comunità ai beni comuni, perciò fortemente candidata all’insuccesso nel percorso di Transizione all’inizio citato.
Non saremo generativi del necessario cambiamento se non introduciamo discontinuità rispetto a tali italioti tratti caratteristici: altro che resilienza, adattamento, tensione alla sostenibilità nelle sue accezioni di partecipazione democratica, lotta alle disuguaglianze, valenza di solidarietà diacronica! Chi conosce lo Stato , incluso quello ‘deep’, chi ha esperienza di macchine amministrative e di produzione normativa, chi ha vissuto l’epoca della Bassanini, credo sappia che il nodo è sottrarre ai politic..anti scelta e controllo dei funzionari pubblici e di curare lo scempio di nozioni cruciali quali trasparenza, indipendenza, ‘accountability’ di uomini e strutture dello Stato.
Siamo al paradosso di avere tolto autonomia ai Segretari Comunali, legandone la durata in carica a quella dei Sindaci, di avere posto la spesa sanitaria in mano a manager la cui caratura cruciale è spesso l’appartenenza all’entourage di un potente di turno, di avere sfasciato la gestione dei bacini idrografici negando la nozione stessa di bacino… Se pensiamo al governo dell’ambiente e all’importanza che, per la sua efficacia prestazionale, hanno controllo e conoscenza dell’ambiente medesimo, dobbiamo constatare come la scelta delle figure apicali nelle strutture del Sistema Agenziale sia stata avocata a sé dai ‘Governatori’ e come quelle strutture, rispetto ai livelli conseguiti a fine ’90, si siano viste tagliare di anno in anno risorse per le dotazioni organiche e per l’aggiornamento della strumentazione tecnico-scientifica.
Rammento quanto discussi con il Ministro dell’Ambiente pro tempore Carlo Ripa di Meana la mia convinta adesione all’idea che i Direttori delle nascenti Arpa dovessero essere scelti tra quanti, superando una selezione nazionale per titoli ed esami gestita dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, avessero conseguito la idoneità ad iscriversi ad un Albo Nazionale per tali figure professionali. Secondo me, avremmo così avuto una coorte di ‘Kapi Kullarii’ ambientali di qualità, utili ai cittadini, alle Istituzioni, alle imprese. Credo che una tale metodologia di scelta di civil servants di qualità per tutte le posizioni di comando di Amministrazioni ed Agenzie tecniche si riverberebbe anche oggi in un miglioramento complessivo del nostro Paese….
di Walter Ganapini, membro onorario Comitato scientifico dell’Agenzia Europea dell’Ambiente