Una fiaba per educare i più piccoli alla prevenzione del territorio

Greta Thunberg, per le più giovani generazioni, è un riferimento. Non solo per il coraggio che ha avuto nel scoperchiare il vaso di Pandora della nostra contemporaneità caratterizzata da fragilità socio-ambientali mai seriamente affrontate, ma anche per la tenacia con la quale ha proseguito il suo impegno per sensibilizzare gli adolescenti e le ragazze di tutto il mondo sull’urgenza di politiche pubbliche più rigorose e ambiziose per l’adattamento urbano ai cambiamenti climatici.

Sebbene gli scienziati e gli studiosi di tutto il mondo, come quelli riuniti nell’Ipcc delle Nazioni Unite, da molti anni stiano urlando al mondo che “occorre fare presto” perché la società iper-antropizzata di oggi corre verso “la sesta estinzione di massa” con eventi estremi sempre più intensi e frequenti, l’educazione ambientale rappresenta, tuttavia, un presidio pedagogico fondamentale da preservare e valorizzare, volgendo lo sguardo proprio alle prossime generazioni che avranno la responsabilità di curare il pianeta che noi adulti stiamo loro lasciando, guasto, in eredità.

Tra i tanti apprezzati studiosi italiani che negli ultimi tempi hanno contribuito a corroborare il sistema di conoscenze ambientali da offrire ai più piccoli studenti delle scuole primarie e secondarie, va citato Antonello Fiore – il geologo barese presidente della Sigea, la Società Italiana di Geologia Ambientale – che, sull’esempio della nota fiaba “I tre porcellini” pubblicata per la prima volta nel 1843 da James Orchard Halliwell-Phillipps, ha scritto la fiaba “I tre cittadini. Piccolo manuale di educazione ambientale”. Il piccolo volume, pubblicato da Fralerighe edizioni e impreziosito dai disegni ideati da Mia Simoncelli, vuole accompagnare, mediante un linguaggio semplice ed efficace, i giovani lettori nel “fantastico mondo della prevenzione”.

La prevenzione, infatti, non è stata, negli ultimi decenni, uno degli asset strategici sui quali è stata costruita la visione di un Paese moderno capace di trasformare le sue criticità in nuove opportunità per uno sviluppo sostenibile duraturo, anzi sgradevolissima è stata la sensazione di dover partire da zero, dopo ogni catastrofe. Ancor più, poi, in un’Italia nella quale oltre il 90% dei Comuni è in territori ad alto e altissimo rischio geoidrologico, quando non anche sismico, e nel quale, soprattutto ad alcune latitudini, si insinua anche la piaga dell’abusivismo edilizio.

L’eco-fiaba di Antonello Fiore, perciò, non andrebbe letta solo dai e per i figli, ma anche dai genitori e dagli adulti perché comprendano, infine, la necessità, nei dettami dell’ecologia integrale, di custodire e proteggere i nostri unici e invidiabili ecosistemi. Per fare pace, definitivamente, con la natura che ci abbraccia e ci accoglie.