“Una finanza più responsabile nel percorso di rigenerazione” di Andrea Baranes

Per i Lunedì d’autore “Una finanza più responsabile nel percorso di rigenerazione” di Andrea Baranes, Presidente Fondazione Culturale Responsabilità Etica

La finanza dovrebbe essere uno strumento al servizio dell’economia. In qualche modo il “mercato dei soldi” per fare incontrare domanda e offerta di denaro.
Gran parte del sistema finanziario si è invece trasformato da strumento in un fine in sé stesso per fare soldi dai soldi nel più breve tempo possibile. Non solo oggi la finanza esaspera l’instabilità e crea continue crisi, non solo ha un continuo bisogno di capitali pubblici (dai piani di salvataggio in poi) per non collassare, ma al culmine del paradosso non riesce nemmeno a fare ciò che dovrebbe fare. Da un lato è possibile scommettere sul prezzo delle materie prime e del cibo; dall’altro, milioni di contadini sono esclusi dall’accesso al credito. Da un lato Stati e Banche centrali continuano a fornire liquidità a banche e finanza; dall’altro investimenti che sarebbero tanto essenziali quanto urgenti non trovano i capitali necessari.
Pensiamo alla riconversione ecologica dell’economia, alla mobilità sostenibile, alla ristrutturazione edilizia, e via discorrendo. Investimenti che però hanno un ritorno che si misura in anni, per i quali servirebbero “capitali pazienti”. Chi potrebbe fornirli? Difficile pensare alla finanza pubblica, se austerità e tagli sono l’unica strada imposta.
Altrettanto difficile pensare a una finanza privata che ragiona in millesimi di secondo e che ha mostrato di essere assolutamente incapace di operare nell’interesse generale.
Uscire da questo paradosso significa agire lungo diverse direttrici, a partire dal cambiare le attuali politiche economiche e riconoscere che la finanza pubblica può e deve avere un ruolo. Nello stesso tempo, occorre introdurre delle regole per chiudere l’attuale casinò e riportare la finanza privata a essere uno strumento al servizio della società: una tassa sulle transazioni finanziarie, la separazione tra banche commerciali e di investimento, limiti all’utilizzo dei derivati e altro. Le soluzioni sono note, non è una questione di difficoltà tecnica, ma di volontà politica.
Accanto a interventi normativi dall’alto, è però forse ancora più importante agire dal basso, con una riflessione sull’uso che viene fatto del nostro denaro.
Come viene impiegato, una volta depositato in banca o affidato a un intermediario?
I maggiori attori finanziari sono banche, fondi pensione e di investimento, assicurazioni.
Si alimentano dei nostri soldi, ma sulle loro decisioni solitamente sappiamo poco o nulla. Orientando i nostri risparmi, da un lato possiamo sottrarli alle logiche speculative, dall’altro affidarli invece a chi opera in piena trasparenza, valutando le ricadute non economiche dell’agire economico e finanziando progetti con risvolti positivi sull’ambiente e la società.
Decine di migliaia di persone che hanno scelto la finanza etica, mostrano concretamente che la finanza può e deve essere una parte della soluzione e non, come avviene oggi, uno se non il principale problema.