Una nuova mobilità per la next city, di Gianni Silvestrini – Direttore scientifico Kyoto Club

L’emergenza Covid per l’architetto Daniel Libeskind «rappresenta una prova per la nostra superbia. Stiamo vivendo uno choc culturale, che ci segnerà per sempre».
In effetti, questa crisi ci obbliga a riflettere sulla fragilità dei limiti planetari e al tempo stesso ci ha fatto intravvedere cieli puliti, città libere dall’inquinamento.
La vera sfida riguarda ora una ripartenza che tenga conto di questa percezione e non ci riporti alla congestione e all’aria contaminata a cui eravamo abituati. Non ci si può illudere che con un colpo di bacchetta magica nelle città fioriscano piste ciclabili, la mobilità in sharing diventi centrale e che tutti i veicoli siano elettrici. Anche se questo è un futuro al quale molti governi e città stanno lavorando e che vedremo già dal prossimo decennio.
E’ comunque interessante osservare come diversi centri urbani nel mondo si stiano organizzando sul fronte della mobilità considerando le limitazioni nella capacità di trasporto dei mezzi pubblici. Un primo aspetto riguarda il successo che ha avuto lo smart working e la possibilità concreta che una quota di persone continui a lavorare a distanza.
Uno studio appena pubblicato dall’Enea ha analizzato l’impatto del telelavoro in 29 amministrazioni pubbliche, evidenziando come la mobilità quotidiana del campione esaminato si sia ridotta di un’ora e mezza in media a persona.
Gli italiani che hanno utilizzato il lavoro agile sono 1-2 milioni e la maggioranza, secondo un sondaggio, sarebbe disponibile anche in futuro ad adottare uno smart working parziale.
Un altro aspetto interessante riguarda l’attivismo di molte città nel creare piste ciclabili provvisorie per evitare un aumento eccessivo dell’uso delle auto. In Italia Milano, Bologna, Torino sono tra i Comuni che si sono impegnati in questa direzione. A livello internazionale Berlino, Londra, New, York, Bogotà, Vienna, Barcellona sono in prima linea nella creazione di nuovi spazi alla bicicletta. Ma la paladina è certamente Parigi che metterà a disposizione ben 650 chilometri di piste, inclusi alcuni “percorsi coronavirus” e ha previsto 300 milioni € di investimenti per rafforzare la mobilità ciclabile.
Insomma, la ripartenza post Covid consentirà di sperimentare soluzioni nuove sul fronte del lavoro, della scuola e della mobilità. L’importante è che queste modalità non convenzionali sedimentino la disponibilità a rendere permanenti soluzioni ambientalmente e socialmente favorevoli.

Gianni Silvestrini
Direttore scientifico Kyoto Club