Walkabout per il Vajont

Walkabout per ricordare la tragedia del Vajont 60 anni dopo, di Carlo Infante – Smart Community

In un walkabout per il progetto “17 goal ONU in 17 luoghi. Interpretare il Futuro Sostenibile con i piedi per terra e la testa nel cloud” per 8xMille Valdese,  s’è ricordata la tragedia del Vajont, 60 anni dopo la catastrofe e 30 dopo l’orazione civile di Marco Paolini in una diretta televisiva che squarciò la coscienza pubblica per un’apocalisse idrogeologica generata da un abuso di potere.

Si sono ripercorse le tracce di  Vajonts Dappertutto. L’acquedotto che divenne casa per gli ultimi parte di un happening disseminato in tutt’Italia: VajontS 23. Azione corale di teatro civile connesso al progetto teatrale di Marco Paolini al Piccolo Teatro di Milano e a decine di altri eventi, coordinati da Fabbrica del Mondo.

Walkabout per il Vajont

Si è cercato di non esprimere solo ricorrenza bensì agire in un gesto pubblico di impegno civile sulla sfida della crisi climatica e i dissesti idrogeologici di cui quel terribile vento del 1963 divenne emblema, proprio per la gestione colpevole di tutto quel processo generato da gravissima insipienza. Si è messo in campo la peculiarità di quel luogo dove gli acquedotti antichi svolsero una funzione sociale emblematica.

La conversazione radionomade si è svolta itinerante tra gli acquedotti, in un’area che dall’antichità rappresenta un crocevia delle rete idrica che avrebbe dissetato Roma, con gli acquedotti Anio Vetus, Marcia, Tepula, Iulia, Claudio, Anio Novus, Mariana e Felice. Un genius loci straordinario che esprime il valore dell’acqua come Bene Comune e che ad un certo momento della storia (dopo i bombardamenti del 1943) si rivelò, con le grandi arcate degli acquedotti, rifugio per gli sfollati. Per decenni quel luogo divenne casa d’emergenza per gli “ultimi” che approdavano a Roma cercando lavoro sull’onda del Boom Economico.

Quell’area fu considerata la Calcutta d’Europa (non a caso vi fu realizzata la prima casa europea di Madre Teresa di Calcutta) con uno “slum” addensato da migliaia di senza tetto. In quel contesto di estremo disagio sociale Don Sardelli avviò negli anni Sessanta una lotta alla povertà educativa con la “scuola di strada” detta 725, per il numero della baracca in cui si sviluppò quell’esperienza.

Il testo su “I presagi di Tina Merlin”

Durante quel walkabout Consuelo Ciatti  aveva letto un testo su “I presagi di Tina Merlin”: un omaggio a quella combattiva giornalista de L’Unità, ex partigiana, figura chiave per capire cosa veramente successe quel 9 ottobre 1963 alla diga del Vajont, “un monumento a vergogna perenne della scienza e della politica”.

Si è ripercorso quel triste arco di storia italiana attraverso le sue parole profetiche che risuonano ancora come un’eco straziante dal fondo di quelle valli.
Per chi volesse sapere di più di quella catastrofe del 1963 in questo report (con video di WREP Web Reporter) trova un emblematico estratto dell’orazione civile di Marco Paolini andata in onda in prima serata televisiva il 9 ottobre 1993, squarciando il velo dell’ignavia.